Alessia Pifferi, l'ergastolo non è un'ipotesi remota per la donna accusata della morte della figlioletta Diana
Il pm Francesco De Tommasi ha seguito la linea più dura: ergastolo, stop. Questa la richiesta per la condanna di Alessia Pifferi, un nome divenuto ormai popolare in Italia, per l'ossessione con cui il caso in questione è stato ed è trattato. Il reato di cui si parla è particolarmente doloroso: la morte di una bambina di 18 mesi, per fame. La piccola Diana è rimasta da sola in casa per sei giorni, prima di morire, disidrata. Una fine lenta e dolorosa, nella più totale solitudine e disperazione. La piccola è stata trovata senza vita proprio dalla mamma, Alessia Pifferi, che aveva trascorso i giorni in cui la bimba piano piano moriva, fuori casa, con un uomo.
La sua difesa, rappresentata dall'avvocato Alessia Pontenani (in questo articolo l'intervista rilasciata a Tuttonotizie) punta su un argomento in particolare: il passato della Pifferi. Abusata e trascurata dalla famiglia, come ha testimoniato anche una sua insegnante di sostegno, sarebbe un soggetto con pesanti turbe mentali. Di certo, non adatta a crescere una bambina, perché bambina lei stessa. Pifferi in effetti si comporta come una bambina anche in aula: tutte le volte che ha testimoniato sembra assente, distaccata. Come se non capisse veramente la situazione in cui si trova. In tanti, però, si sono fatti una domanda: ci è, o ci fa?
Alessia Pifferi, l'ergastolo è possibile
Nei mesi scorsi si è infatti ipotizzato una specie di complotto ordito in favore della donna, da parte, in particolare, di due psicologhe del carcere di San Vittore, in cui la donna è rinchiusa. Le due professioniste hanno stilato una perizia psichiatrica che dal pm è stata ritenuta inaffidabile. Troppo calcata, per De Tommasi, la mano sui disturbi mentali, del tutto smentiti da una seconda perizia affidata a un forense espertissimo, scomodato per questo caso. Per Elvezio Pirfo no, non c'è nessun deficit cognitivo: Alessia Pifferi sapeva benissimo cosa faceva, e cosa succedeva nell'appartamento di Milano in cui aveva lasciato la sua bambina.
Oggi, lunedì 13 maggio, si tiene un'udienza che potrebbe essere decisiva, e in cui si potrebbero decidere le sorti dell'imputata. Per la quale l'opinione pubblica non ha mai provato pietà, e chiede il carcere a vita.
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