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Udine, negozio chiude dopo 60 anni: "In zona solo centri commerciali"

Udine, ennesimo negozio abbassa la serranda dopo decenni di attività. 

Un’altra storia commerciale che finisce per sempre arriva da Nimis, nella provincia di Udine, in Friuli-Venezia Giulia. Ad abbassare la serranda una volta per tutte è un negozio di agraria, aperto, pensate, da 60 anni. Sei decenni, sei generazioni, e la fine oggi, nel 2024. Il periodo storico che sta praticamente costringendo i negozianti a cambiare mestiere, a svendere la propria merce per dedicarsi ad altro. O, in alternativa, rimpiazzare il proprio magazzino di abbigliamento, casalinghi o articoli da regalo, in un’attività di ristorazione: quelle sì che non conoscono crisi.

Racconta i perché di questa così difficile decisione la titolare del negozio, intervistata a Mattino Cinque. Una testimonianza fatta con il sorriso, di chi ha dovuto accettare il triste epilogo. Ma che, ripensando ai clienti a cui mai e poi mai avrebbe rinunciato, fa venire il magone.

Udine, negozio chiude dopo 60 anni: "Decisione sofferta"

La decisione di chiudere è stata sofferta, ma anche preponderata, dettata da considerazioni sia familiari, che economiche”, inizia la commerciante. Queste ultime, spiega, sono state molteplici. Ma una, in particolare, ha messo spalle al muro tutti quelli che possiedono un negozio in zona: “La provincia di Udine, fino a qualche anno fa, era la prima in Italia per numero di centri commerciali per numero di abitanti. Dopo il Covid, l’e-commerce e gli acquisti online hanno preso piede in un modo impressionante”. Due motivazioni che, già da sole, dicono tutto.

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Ma in più, ci si è messo anche il mercato libero del gas e della luce. “Il triplicarsi delle bollette di luce e gas negli ultimi mesi ha contribuito ad arrivare a questa decisione. La bolletta del gas si è triplicata nell’ultimo bimestre”. Di che tipo di centri commerciali parliamo? Chiede il conduttore della trasmissione Mediaset, Francesco Vecchi. “Molto grossi, che comprendono attività di categorie merceologiche diverse, in numero elevato sul territorio. E sembra che non ci sia fine alla volontà di costruire questi centri”, che, di fatto, condannano a morte certa le piccole realtà commerciali.

Da parte dei clienti, conclude la commerciante, “abbiamo avuto una grandissima testimonianza di affetto da parte di clienti, che quando gli abbiamo comunicato la chiusura a marzo, si sono veramente succeduti in negozio per darci un aiuto, per salutarci, alcuni con le lacrime agli occhi. E questa è una cosa che mi ha veramente fatto malissimo”.

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