Guerra in Ucraina, il generale Paolo Capitini fa chiarezza sul capo dell'esercito: "Zaluzhny è un eroe nazionale, non ha colpe"

A ormai quasi due anni dall'inizio dell'aggressione russa, abbiamo intervistato il generale Paolo Capitini, docente di Storia militare alla Scuola Sottufficiali dell'Esercito di Viterbo, per avere alcuni aggiornamenti sulla situazione in Ucraina e sul futuro della guerra.

Buongiorno generale, gira voce che Zelensky abbia tentato e voglia tutt'ora ottenere le dimissioni del comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny. Da militare, come valuta l'operato di Zaluzhny? Crede che sia sua la colpa del fallimento della controffensiva e che avrebbe potuto fare di più con le risorse materiali e umane di cui disponeva?

"Sembra che la situazione sia diversa. C'è stato un tentativo da parte di Zelensky di invitare Zaluzhny alle dimissioni, offrendo il suo posto a Budanov (capo dell'intelligenze ucraina, ndr) e un altro ministro che hanno rifiutato. Il presidente Zelensky ha l'autorità per rimuovere chiunque. Bisogna tenere conto che Zaluzhny in Ucraina è una specie di monumento nazionale, è considerato da tutti un eroe nazionale e ha il gradimento di più dell'80% delle forze armate. L'imprudenza di Zaluzhny è stato dire mesi fa che queta offensiva ucraina contro i russi era troppo ambiziosa e condotta su linee che andavano valutate meglio. Gli ucraini, invece, sono andati all'offensiva praticamente su tutto il fronte.

Ovviamente, aumentando la superficie diminuisce la pressione e le cose sono andate come abbiamo visto. Ma non è certo colpa di Zaluzhny. Può essere anche che siano antipatici l'uno all'altro e Zelensky potrebbe considerare Zaluzhny un potenziale rivale alle elezioni presidenziali che sono state spostate a causa della legge marziale. Non si può imputare a a Zaluzhny nessun fallimento. C'è da imputare a lui e tutto l'esercito ucraino il fatto che da ormai due anni tengono una linea del fronte contro l'esercito della Federazione Russa. Bisogna anche mettersi nei panni di Zelensky che da presidente di pace e senza esperienza si è trovato a capo di una nazione in guerra".

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Il 24 febbraio 2024 saranno 2 anni di guerra tra Russia e Ucraina

La preparazione degli eserciti europei

In una recente intervista al Tg1, Zelensky ha affermato che gli eserciti europei non sono pronti a una guerra con la Russia che, secondo il presidente ucraino, potrebbe arrivare in futuro. Condivide questa affermazione? 

"Ogni esercito è pronto o non pronto per un certo tipo di missione. Non ci sono gli eserciti pronti a tutto perché un esercito costa un botto di soldi e occupa un sacco di risorse umane e finanziarie. Per tutta l'Europa, dagli anni Novanta fino al 2020, l'idea che si usava di esercito è quella di polizia internazionale. Facciamo delle missioni di pace più o meno a intensità variabile ma parliamo sempre di guerre a bassa intensità. A questo scenario si è affiancato dal febbraio 2022 uno scenario di quelli che si immaginavano negli anni '60-70. Non siamo costruiti per quel tipo di combattimento che richiede tanti carri armati, tante artiglierie, tanti elicotteri, tante munizioni perché non serviva tutto questo.

Al momento, tutta Europa si sta interrogando se dobbiamo avere eserciti pronti a tutto, spendendo tanti soldi, oppure se si fa una valutazione degli scenari più possibili e dei piccoli cambiamenti. Gli eserciti europei sono pronti a combattere tutte le guerre a esclusione di quella ucraina. Però, premesso che non credo che sia la Nato ad attaccare la Russia, non credo che non sia neanche nell'interesse russo rompere le scatole alla Nato. In ogni caso, le cancellerie europee devono tenere conto che una certa capacità convenzionale va accresciuta. Però questo non vuol dire riconvertire l'intero strumento, vuol dire dare una maggiore capacità di risposta immediata".

Il generale Paolo Capitini sul futuro della guerra in Ucraina

Sul campo la situazione è di stallo da quando si è esaurita l'offensiva ucraina. Intravede degli stravolgimenti sulla linea del fronte nel futuro prossimo?

"Non credo nell'immediato a meno che la Russia non mobiliti tutta la sua potenza e decida di spianare l'Ucraina in qualche modo. Ma parliamo di una nazione che fa già difficoltà a fare quello che ha fatto e lo stesso vale per l'Ucraina. Il che però non vuol dire che questo non fa gioco alla guerra. Dal punto di vista russo, mantenere la guerra lì significa usurare, almeno politicamente ed economicamente, il fronte che supporta l'Ucraina. Oggi gli americani e i parlamenti europei discutono se continuare o meno a dare soldi all'Ucraina. Questo fa gioco alla Russia. Ai russi conviene tirarla per lunghe perché potrebbe ottenere di più da un fronte occidentale rammollito".

E, invece, gli ucraini a cosa devono puntare arrivati a questo punto?

"Io, umanamente, ho la totale solidarietà verso quel popolo. Poi, ci vuole un certo senso di realismo. Però, niente vieta che nella mente dell'ucraino questa sia solo la prima parte di un partita: "Magari si sono presi questo, poi tra 10 anni si prendono anche il resto". E credo che questa confusione tra il difendersi fino all'ultimo e accettare una pace di compromesso sia, poi, quello che rende Zelensky nervoso e Zaluzhny messo così perché, quando tu dipendi completamente da qualcun altro che non è coinvolto direttamente nella guerra e tu hai solo il brutto della guerra, morti, perdite e distruzione, è difficile gestirsela questa cosa".

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