Figlio 20enne avvelena la mamma: la donna sopravvive, il compagno muore. La storia 3 anni fa a Bologna, un identico caso di cronaca qualche giorno fa nel Casertano
Oggi a Storie Italiane l'intervista a Monica Marchioni, una donna suo malgrado al centro di un caso di cronaca agghiacciante, verificatosi tre anni fa. Suo figlio Alessandro provò ad avvelenarla, facendo mangiare, a lei e al suo compagno (quindi il patrigno del ragazzo) delle pennette al salmone condite con del nitrito di sodio. L'uomo, Loreno Grimaldo, è deceduto, dopo ore di agonia per lancinanti dolori allo stomaco. Monica, invece, riuscì a sopravvivere. Il 21enne è stato condannato a 30 anni di carcere per omicidio premeditato e tentato omicidio. Del caso si ritorna a parlare perché la settimana scorsa se ne è verificato uno praticamente identico nelle premesse ma, per fortuna, dall'epilogo diverso.
A Vitulazio, comune in provincia di Caserta, in Campania, un uomo avrebbe tentato di avvelenare sua madre, improvvisando in casa un vero e proprio laboratorio chimico. La donna, sospettando le cattive intenzioni del figlio, ha fatto installare in casa delle telecamere, che hanno poi confermato i suoi dubbi. Il 35enne aveva in passato già maltrattato la madre, che oggi si è salvata grazie al suo intuito: l'uomo è stato arrestato.
A Storie Italiane, l'intervista a Marchioni, che ha attraversato lo stesso incubo della mamma di Vitulazio.
Figlio avvelena la mamma con del nitrito di sodio nelle penne al salmone: "Mi ha scritto lettere dal carcere"
Commentando il fatto di cronaca arrivato dalla provincia di Caserta, Monica Marchioni dice: "Mi sembra di rivivere quei momenti. Ho pensato subito alla mamma, lei evidentemente aveva avuto altri segnali. E’ stata brava a mettere le telecamere, noi non ci abbiamo pensato perché mio figlio non era violento, anzi. Era anche carino, quando ci aiutava in casa. Sono contenta per questa donna, che è riuscita a interrompere il tormento del figlio, che è indicibile. Più passa il tempo, più realizzi e vai avanti in apatia, non riesci neanche più a sopravvivere", dice la donna.
"Mi sono arrivate diverse lettere da mio figlio dal carcere, gli risponderò nei prossimi giorni. Come faccio a sapere se è la verità, o è una fase manipolatoria per passare alla buona condotta? Da una parte vorrei che fosse tutto vero, per riuscire a fare il mio percorso di ripresa, e quindi magari andare a vederlo in carcere, parlare con lui, sapere le cose come sono state veramente. Questo mi darebbe la possibilità di chiudere delle porte. Sulle sue lettere ho pianto tanto: sono sempre e comunque sua mamma. Ma prima devo sapere tante cose. Sono una mamma che si vuol riavvicinare, ma questo è lontano. Solo per riprendere in mano la mia vita".
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