Suicidi in carcere, un detenuto rinchiuso nel carcere in cui si trova Filippo Turetta si è tolto la vita. Il trend è in aumento: intervista a Gennarino De Fazio, Segretario Generale UILPA - Polizia penitenziaria
E' una delle notizie più attenzionate della giornata: un detenuto di 56 anni rinchiuso nel carcere di Montorio (Verona) si è tolto la vita. La 'scusa', però, di tanto clamore, non riguarda, purtroppo, il fatto in sé, ma una errata associazione che rischia di spostare altrove il focus. Il suicidio in questione è avvenuto, infatti, nello stesso istituto penitenziario in cui si trova Filippo Turetta, 22enne accusato dell'omicidio della studentessa 22enne di Vigonovo, Giulia Cecchettin. L'uomo che ha compiuto l'estremo gesto era un 56enne di origini siciliane: sarebbe stato trovato impiccato nella sua cella, sita nella stessa sezione riservata di Turetta. Quella, cioè, in cui si trovano i detenuti per reati a grande riprovazione sociale.
Che ne se parli è un bene, ma che se ne parli solo perché il caso ricondurrebbe a Turetta, è un male. Ne abbiamo parlato con Gennarino De Fazio, Segretario Generale UILPA - Polizia penitenziaria, che ha dato il via al clamore intorno a questo caso.
Suicidi in carcere: Filippo Turetta, un'associazione errata. De Fazio (UILPA): "Il trend dei morti in cella è in crescita"
Segretario De Fazio, l'impressione è che, se non fosse stato per la presenza di Turetta, la notizia non avrebbe 'sconvolto' così l'Italia. E' così?
Temo di sì. Ricordiamo che, nelle stesse ore del suicidio a Verona, se ne è verificato un altro nel carcere di Teramo. Ma non se ne parla, perché lì non c’è nessun detenuto importante a cui associare la notizia. Questo atteggiamento si riscontra rispetto a quella politica che ha una responsabilità di primo rilievo. Basti pensare al fatto che c'è molta attenzione intorno alla composizione della scorta di Delmastro, e non rispetto a tanti altri problemi che si verificano sul territorio. Compresi i morti, che ci sono anche tra gli agenti della polizia penitenziaria: domenica scorsa si è suicidato un collega.
Il trend dei suicidi in carcere è preoccupante.
Se continuiamo così, quest’anno superiamo le 150 morti in carcere. Due anni fa, nel 2022, si è registrato il record assoluto con 84 morti, mentre l’anno scorso i casi sono stati 69. Quest’anno la situazione è tragica: gennaio non è ancora finito, e siamo già a 10 morti.
Ci sono carceri, o addirittura regioni, in cui il tasso di sucidio è più elevato? Tornando a Verona, quello di ieri è il quarto in due mesi.
Quella del carcere di Montorio è una triste coincidenza: non credo che il problema sia quel carcere lì. Il problema riguarda tutto il paese. Il suicidio a Montorio è avvenuto in una sezione dedicata ai detenuti protetti, responsabili di reati a grande riprovazione sociale, spesso a sfondo sessuale. E sempre ieri, a Teramo, il detenuto che si è tolto la vita era nella stessa sezione. Quindi, se c’è un’incidenza maggiore, non la addebiterei a un carcere in particolare, ma alle problematiche complessive del sistema penitenziario.
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