Mercoledì l'Istat ha pubblicato gli ultimi dati relativi al numero di cittadini e di famiglie in condizioni di povertà assoluta in Italia. Per Alleanza contro la povertà, la legge 85/2023 peggiora, anziché migliorare, lo scenario
Nel 2022 circa 2,18 milioni di famiglie italiane si trovano in una condizione di povertà assoluta: questo il dato più impressionante dell'ultimo rilevamento Istat, che parla di un Paese in grande difficoltà economica. "Il peggioramento", precisa l'Istituto Nazionale di Statistica, "è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione". Per fornire altri dati, in povertà assoluta ci sono oltre 5,6 milioni di cittadini, con una crescita rispetto al 2021 (da 9.1% al 9,7%).
Abbiamo commentato questi dati con Antonio Russo, portavoce nazionale di Alleanza contro la povertà. Secondo cui la Legge 85/2023 presenterebbe alcune criticità fondamentali, nell'ottica del contrasto alla povertà in Italia. "Una misura che non è più universalistica categoriale : abbiamo diviso gli occupabili dai non occupbili secondo un principio di età o di condizione personale, e cioè se si è disabile o meno. Tutto quello che sta in mezzo, secondo noi, invece, è occupabile, e può essere immesso nel mercato del lavoro. Già col reddito di cittadinanza, Alleanza contro la povertà aveva sottolineato incongruenze che si ripetono, ma se non altro, almeno il reddito aveva evitato che un altro milione di persone non arrivasse alla soglia di povertà.
Povertà in Italia: il dramma delle famiglie senza casa di proprietà
Un problema serio denunciato da Alleanza contro la povertà è quello in capo alle famiglie che non hanno una casa di proprietà, e che quindi sono costrette a pagare l’affitto. Per costoro, la proposta delle 35 realtà sociali che fanno parte di Alleanza, è quella di "reintrodurre la soglia reddituale di accesso differenziata per coloro che sono in locazione a 9.360 euro. Modifica che comporterebbe un costo annuale aggiuntivo assai contenuto, pari a 150 milioni, a fronte di un aumento della platea degli aventi diritto non trascurabile (145 mila nuclei)", afferma Antonio Russo.
Un’altra categoria di soggetti che dall'indagine Istat risulta più fragile delle altre è quella degli stranieri. Per i quali si propone di allentare il vincolo di residenza da 5 a 2 anni. "Questa riduzione, da una prima simulazione, potrebbe portare a un incremento di 15.000 famiglie beneficiarie, a fronte di un costo piuttosto contenuto pari a meno di 120 milioni annui".
E ancora migliorare la cumulabilità reddito-lavoro, garantire la volontarietà della partecipazione ai PUC, e destinare più risorse umane e finanziarie ai Comuni. "Non si è poveri solo perché non si lavora, ma anche perché non esiste una rete di protezione social e territoriale, e si è in mancanza di servizi. I comuni devono farsi carico delle persone in difficoltà, ci vogliono più risorse umane, oltre che finanziarie. Centri per l’impiego che siano nelle condizioni di fare quel lavoro di matching richiesto dal legislatore, servizi social adeguati, asili nido, centri in cui le persone vengano accolte", conclude Russo.
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