Durante la diretta su Rai 2 del match tra Italia e Cile, e, in particolare, tra Matteo Arnaldi e Cristian Garin, Adriano Panatta ha spiegato alcune delle differenze tra la sua generazione di tennisti e quella moderna.
In questo momento, all'Unipol Arena di Bologna, si sta tenendo il secondo match della fase a gironi della Coppa Davis per l'Italia. La nuova formazione del team italiano, composto da Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Andrea Vavassori e Simone Bolelli, non ha esordito nel migliore dei modi. Nella partita contro il Canada, infatti, gli italiani hanno perso ogni match: la prima parte della fase a gironi si è conclusa, infatti, con la vittoria del Canada, che ha sconfitto gli italiani con un pesante 3 a 0.
Oggi, gli Azzurri ci riprovano, e dovranno vedersela contro il Cile. Lorenzo Musetti, che avrebbe dovuto inizialmente giocare contro quello che è probabilmente il tennista più forte della squadra cilena al momento, Nicolás Jarry, non giocherà, alla fine, il match. Contro il ventisettenne di Santiago del Chile, infatti, se la vedrà l'altro Lorenzo, Sonego. Il match doppio vedrà, invece, il duo formato da Simone Bolelli e Matteo Arnaldi scontrarsi contro Tomas Barrios Vera e Alejandro Tabilo. Tra gli spettatori, c'è anche Matteo Berrettini, che ha deciso di supportare la sua squadra. Jannik Sinner, invece, per ora non si è visto all'Unipol Arena.
Coppa Davis: i confronti di Adriano Panatta tra la vecchia e la nuova generazione di tennisti, italiani e non
Il primo dei tre match, invece, vede Matteo Arnaldi, al suo debutto individuale in Coppa Davis, contro Cristian Garin. Come l'altro ieri, anche oggi la partita è in diretta su Rai 2. Anche oggi, inoltre, il cronista Marco Fiocchetti e la leggenda del tennis italiano, Adriano Panatta, commentano il match. Nel corso della partita tra Arnaldi e Garin, Panatta ha fatto degli interessanti paragoni tra la generazione dei tennisti tra gli anni Settanta e Ottanta e tra i tennisti della nuova generazione. L'ex tennista romano, vincitore con l'Italia della Coppa Davis, nel 1976, e anche di un torneo individuale del Grande Slam, l'edizione 1976 del French Open, ha spiegato alcune differenze tra i vecchi e i nuovi protagonisti del mondo della racchetta e della pallina.
Prima di tutto, Panatta ha notato come i tennisti italiani e, in generale, i tennisti della nuova generazione, siano più alti, in media, di quanto lo fossero tra gli anni Settanta e Ottanta. "Tutti 'sti ragazzi tutti due metri sono! Io, quando giocavo, ero considerato tra quelli alti, e sono 1.85! Ora sarei considerato, non dico tra i bassi, ma sarei normalissimo!", ha commentato Panatta. Inoltre, l'ex campione ha parlato di un'abitudine che molti tennisti italiani hanno negli ultimi tempi, e che lui proprio non sarebbe riuscito ad avere. E, cioè, quella di indossare il cappellino per la durata intera del match. Non farebbe mai come loro, e cioè non riuscirebbe mai a giocare una partita intera con il cappellino.
"Tutti i giocatori quando giocano al coperto tengono il cappellino, ma non serve molto! Forse per le luci? Io non sono mai riuscito a giocare una volta nella mia vita col cappellino! Ma perché mi scompariva la palla, quando servivo. Come fanno loro?", ha commentato, ironicamente, Adriano Panatta, nel corso del match di Coppa Davis tra Arnaldi e Garin.
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