Lazio, colloquio di lavoro come bagnino: "Quando ho capito cosa dovevo fare, sono scappato"

Un nostro giovane lettore racconta il suo colloquio come bagnino in Lazio: condizioni di lavoro inaccettabili, ma poi, secondo la narrazione comune, la colpa "è sempre dei giovani"

"Ho sostenuto un colloquio per fare il bagnino in una spiaggia del Lazio e ho deciso di non accettare. Non voglio parlare di me, né fare polemiche personali. Voglio solo raccontare cosa mi è stato proposto, perché sono stufo di sentire dire che “i giovani non hanno voglia di lavorare”. La verità è che si fa presto a parlare, senza sapere cosa ci viene offerto". Si apre così la lettera ricevuta da un giovane lettore di 23 anni, che ha scelto di condividere con noi la sua recente esperienza.

"Mi avevano contattato per una posizione da assistente bagnino in uno stabilimento privato sul litorale laziale. Al telefono sembrava tutto normale, ma durante il colloquio mi è crollato tutto addosso. La paga? Circa 700 euro al mese, per lavorare sette giorni su sette, con una sola mezza giornata di riposo a settimana. Lavorare sotto il sole, con responsabilità enormi sulla sicurezza dei bagnanti, e ricevere in cambio un compenso che non basta nemmeno a pagare un affitto in zona. Mi aspettavo una retribuzione dignitosa e un’organizzazione seria, ma mi sono trovato di fronte a una proposta che sembrava fatta apposta per approfittarsi del bisogno. Quando ho chiesto dei contributi e della copertura assicurativa, hanno sviato. Mi è sembrato chiaro che il contratto, se c’era, sarebbe stato un pro forma"

bagnino

Colloquio come bagnino: mansioni multiple e nessun riconoscimento

"Pensavo di dovermi occupare esclusivamente del servizio di sorveglianza e primo soccorso in mare. Invece mi è stato detto che avrei dovuto sistemare lettini e ombrelloni, accogliere i clienti, pulire la spiaggia, e “dare una mano dove serve”. Non un aiuto saltuario, ma una routine quotidiana, da gestire da solo o quasi. Quando ho chiesto se quelle mansioni avessero un riconoscimento economico aggiuntivo, mi hanno risposto con una scrollata di spalle. “Siamo tutti flessibili qui”, mi ha detto il responsabile. Flessibile per loro significava fare tutto senza protestare, e accettare di essere pagato sempre uguale, anche quando il lavoro raddoppia. Quando ho capito che cosa avrei dovuto fare per pochi euro, sono scappato via"".

"Non ho accettato quel lavoro da bagnino perché non era un vero lavoro, era sfruttamento. E ogni volta che qualcuno dice che “i ragazzi non vogliono faticare”, mi viene voglia di raccontare questa storia. Non si può generalizzare o giudicare chi cerca lavoro, se prima non si guarda alle offerte che ci vengono fatte. Non si tratta di pigrizia, ma di scelte di dignità. Lavorare è una cosa seria, e va rispettata. Se un’azienda offre condizioni umane e una retribuzione equa, le persone rispondono. Ma se il sistema si regge sul bisogno e sulla paura di dire di no, allora qualcosa va cambiato. Non ho paura di espormi, e non sono l’unico. Parlare di queste esperienze serve anche a rompere il silenzio su una realtà troppo spesso ignorata".