Alessia Pifferi, la piccola Diana e le sofferenze degli ultimi istanti di vita della bambina. Lunedì l'udienza decisiva
Potrebbe andare incontro all'ergastolo Alessia Pifferi, 38enne accusata dell'omicidio della figlioletta Diana. La piccola è morta due anni fa nell'appartamento di Milano in cui viveva insieme alla madre. Pifferi la lasciò sola per sei giorni, lasciandole come unico nutrimento un biberon. Un caso di giudiziaria assai controverso che tiene banco nell'opinione pubblica da quando si è consumato, con una serie di nodi processuali che potrebbero venire al pettine il prossimo lunedì, 13 maggio.
Nel corso di questa udienza potrebbero infatti decidersi le sorti dell'imputata, sulla quale sono state già effettuate diverse perizie psichiatriche. L'ultima delle quali è effettuata dall'esperto forense Elvezio Pirfo, ha stabilito che la donna non ha mai sofferto di nessun deficit cognitivo. E che, quindi, avrebbe lasciato volontariamente la bambina da sola.
Alessia Pifferi, la piccola Diana e l'agonia della sua morte
Molto cruenta e schietta la requisitoria del pubblico ministero, che chiede l'ergastolo per Pifferi. In una delle recenti sedute in aula, il pm ha parlato degli ultimi atroci istanti di vita della povera Diana. La bambina, per la disperazione e la fame, ha cercato di mangiare il suo stesso pannolino. All'interno dello stomaco della bambina, in seguito all'autopsia, sono stati infatti trovati dei frammenti del panno che la avvolgeva. La bimba morì dopo sei giorni senza acqua né cibo: le cause del decesso sono ricondotte alla disidratazione.
La difesa di Pifferi rappresentata dall'avvocato Alessia Pontenani, ha sempre rigettato le accuse che parlano di omicidio volontario. Il legale afferma, infatti, che la sua assistita agisca alla stregua di una bambina, incapace di capire fino in fondo il significato e soprattutto le conseguenze delle sue azioni.
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