Alessia Pifferi, la sorella Viviana: "Se fosse colpa mia, la bambina sarebbe qui con me, e non al cimitero".
Si arricchisce di settimana in settimana il caso che riguarda Alessia Pifferi, 39enne accusata dell’omicidio della figlioletta Diana. La bimba è stata lasciata da sola in casa per 6 giorni, morendo, infine, di stenti. La madre è in carcere da ormai oltre un anno, in attesa di processo. Un caso molto intricato, che ha ricevuto, nei giorni scorsi, un nuovo contributo esterno. Ossia un’intervista a un’ex insegnante di sostegno di Pifferi, che ha apertamente accusato la famiglia della donna per non aver provveduto ai problemi che Pifferi già da bambina, secondo la testimonianza di questa docente, manifestava. Questa mattina a Storie Italiane la replica di Viviana, sorella di Alessia Pifferi.
Alessia Pifferi, la sorella Viviana su Rai 1: "La colpa non è nostra"
"Quest’insegnante io non l’ho mai vista, non ci ho mai parlato. Non so mia mamma, ma io no. Se c’erano tutti questi grandi e gravi problemi, per quale motivo non hanno chiamato in quel momento gli aiuti? Perché dopo 30 anni adesso dicono che la famiglia la sfruttava? Lei da piccola era a casa, dava una mano alla mamma, non ci vedo niente di assurdo: io a 16 anni andavo a lavorare, ma non ho mai ammazzato nessuno. Non riesco a capire. Se avessi saputo che mia nipote era in pericolo, secondo voi gliela avrei lasciata? Se avevano dei dubbi, le maestre, gli ospedali, gli asili, hanno una grande autorità a segnalare i problemi: perché non l'hanno fatto?", dice Viviana Pifferi a Storie Italiane.
La sorella di Alessia Pifferi ha detto di aver chiamato più volte, in passato, gli assistenti sociali, “ma non perché c'erano dei problemi psichici o per paura, ma a lei mancavano le basi. Le mancava il lavoro, le mancava un marito, non c’erano soldi. So che in Italia ci sono delle associazioni che aiutano chi è in difficoltà, quindi avevo chiamato gli assistenti sociali per sapere come si faceva ad avere questi aiuti. Mi hanno risposto che doveva occuparsene lei. Una donna di 38 anni che ha vissuto sempre come ha voluto: cosa dovevo fare? Strappargli la bambina, così poi denunciavano me?"
"E’ tanto facile parlare. Questa maestra di sostegno non so neanche chi fosse. Mia sorella solo non aveva voglia di andare a scuola. Non andava bene, non si è mai impegnata. Quello che è successo è ai limiti dell’orrido: ha lasciato sua figlia da sola quattro volte. Tutti parlano di lei, del suo passato, dei suoi problemi. Possono dire tutto, ma niente giustifica quello che ha fatto. Se fosse colpa mia, la bambina sarebbe qui con me, e non al cimitero. Sentirsi accusati continuamente sta diventando una cosa allucinante. In galera ci siamo io e mia mamma: Alessia è là, viene truccata, vestita, mangia e beve. Il senso di colpa ce lo vogliono far venire a noi?".
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