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Giulia Tramontano uccisa al 7° mese di gravidanza, il killer "falsificò il test di paternità": parla l'amante di Impagnatiello

Giulia Tramontano, il processo per la morte della giovane donna uccisa a coltellate, incinta al 7° mese di gravidanza. L'assassino, Alessandro Impagnatiello, aveva falsificato il test del Dna per dimostrare all'amante di non essere lui il padre del bimbo. 

E' in svolgimento in queste ore la terza udienza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello, barman accusato dell'omicidio della compagna, Giulia Tramontano. La donna era incinta al 7° mese di gravidanza di suo figlio Thiago, morto insieme a lei dopo le 37 coltellate dal killer inflitte contro la vittima. Un processo che coinvolge moltissimo l'opinione pubblica italiana, per un caso che ha scosso l'Italia per la ferocia dell'omicidio, consumatosi a Senago, in provincia di Milano.

Oggi, ascoltata in aula come testimone chiave del processo, la donna con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela a quella 'ufficiale' con Giulia Tramontano. La donna, 23enne ex collega dell'uomo, di origini italo-inglesi, ha testimoniato dietro un paravento, coperta dagli sguardi dei presenti in aula. Una testimonianza difficile ed accorata, nel corso della quale la giovane è più volte scoppiata in lacrime. Affermando di avere avuto l'intenzione di aiutare Giulia, ma di non essere, malgrado i suoi tentativi, riuscita a farlo in tempo.

La testimone è una delle ultime persone ad aver visto la vittima, con la quale aveva iniziato una corrispondenza alle spalle di Impagnatiello. Le due donne avevano scoperto gli inganni del barman, decise, entrambe, a mollarlo. Ma non avrebbero immaginato cosa sarebbe, di lì a poco, successo.

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Giulia Tramontano

Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello "ha falsificato il test del Dna: diceva di non essere lui il papà del piccolo Thiago"

Mentre Impagnatiello, presente in aula, assisteva alle deposizioni della donna a testa bassa, la 23enne raccontava di come aveva scoperto gli "inganni" dell'allora amante. La 23enne ha dichiarato, infatti, che Impagnatiello le aveva detto di non essere il padre del bimbo che Giulia portava in grembo. La donna, quindi, per accertarsi che quella fosse la verità, gli aveva chiesto il test del Dna. Impagnatiello, quindi, sempre come riportato dalla testimone, gliene aveva fornito uno, da lui stesso falsificato, che attestava quanto da lui sostenuto.

La giovane, in un primo momento, gli aveva creduto, per poi scoprire che era stata tutta una messa in scena architettata dall'uomo. Impagnatiello, inoltre, le diceva che Giulia aveva provato a farsi del male da sola, e che per questo era preoccupato per lei. Il barman, dopo poco, avrebbe ucciso la compagna con 37 coltellate, premeditando, a quanto pare, l'omicidio. Provando, dapprima, ad avvelenare Giulia, e poi finendola a colpi di fendenti.

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