Alessia Pifferi e la vicenda legata ai due crocifissi: chiarisce tutto l'avvocato Alessia Pontenani
Il caso di Alessia Pifferi continua a occupare un ruolo decisivo nella cronaca nazionale. C'è una novità riguardo la 38enne, accusata dell'omicidio della figlioletta di 2 anni. La piccola Diana morì nell'appartamento di Milano in cui viveva con la madre, nel luglio del 2022. Da un'autopsia eseguita sulla salma della piccolina, è stato appurato che Diana sarebbe morta di stenti, disidratata. Pifferi, infatti, l'ha lasciata da sola per sei giorni, senza cibo né acqua, condannandola ad una morte lenta, e dolorosa.
La donna è rinchiusa nel carcere di San Vittore, dove è stata sottoposta a una prima perizia psichiatrica da parte di alcune psicologhe dell'istituto penitenziario. Perizia finita sotto accusa nei mesi precedenti, ritenuta dal pm inattendibile. Motivo per il quale, lo scorso novembre, era stata stabilita una nuova perizia per confermare o smentire quanto stabilito a San Vittore.
Le novità odierne riguardano l'apertura di un'indagine, da parte della Procura di Milano, nei confronti delle due psicologhe autrici di quella relazione psichiatrica. Le due sono indagate per favoreggiamento e falso ideologico. Indagini anche nei confronti di Alessia Pontenani, avvocato difensore di Pifferi, sotto inchiesta per falso ideologico.
Alessia Pifferi e il crocifisso di legno che porta al collo in aula. L'avvocato Pontenani: "Me l'ha chiesto lei"
In una intervista rilasciata a Tuttonotizie dall'avvocato Pontenani, quest'ultima chiarì una vicenda che per settimane aveva tenuto banco nei talk show televisivi nostrani. Quella di un crocifisso che Pifferi indossava in aula: accessorio per il quale era stata lungamente criticata. "Tutti i detenuti del carcere di San Vittore, a prescindere dal credo religioso, hanno un crocifisso di plastica. Viene dato a tutti, e tutti lo indossano. Lei aveva lo stesso identico crocifisso, ma me ne aveva chiesto un altro da mettere sulla foto della bambina. Io avevo quello che lei ora mette al collo, che avevo comprato a Roma, in Vaticano. Non perché sia più bello, ma perché quell'altro lo tiene sulla foto della bambina. Quando viene in udienza lo indossa, ma non per una questione di estetica", ci ha specificato l'avvocato Pontenani.
"Si vuole strumentalizzare anche questo, come se una donna che ha ucciso una bambina, non dovrebbe mettere il crocifisso. A me dispiace che anche per questo riceva delle critiche assurde. Le persone che la vedono in tv continuano a mandarle critiche e insulti. A me dispiace, perché le trasmissioni le vedono in carcere".
Il 27 febbraio scadrà il termine per il deposito della perizia, iniziata lo scorso dicembre. I consulenti andranno a vedere l'imputata, e decideranno se fare altri test. Il pm chiederà con molta probabilità l'ergastolo.
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