Rosina, l'appello degli assistenti sociali: "La carenza di servizi fa la differenza"

Povertà e mancanza di servizi: due questioni legate a doppio filo. Ne abbiamo parlato con Barbara Rosina, presidente dell'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali

Torniamo a parlare di una figura essenziale, la cui presenza, in una comunità, potrebbe realmente cambiare lo stato delle cose: quella dell'assistente sociale. In una recente intervista a Barbara Rosina, presidente dell'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali, abbiamo affrontato la tematica della carenza di questa figura in tante realtà italiane. E di quanto determinati territori (pensiamo, in primo luogo, a comuni come Caivano) soffrano della mancanza del supporto che solo un professionista dell'assistenzialismo può offrire.
Vi proponiamo, di seguito, la seconda e ultima parte della nostra chiacchierata con la dottoressa Rosina, in cui abbiamo commentato gli ultimi dati Istat sulla povertà in Italia.

L'ultimo report Istat racconta una situazione drammatica nel nostro Paese: le persone in condizione di povertà assoluta sono in preoccupante crescita. Come commenta questi dati?

Un elemento importante da cui guardare questi dati è l'interpretazione che diamo della povertà, come se attribuissimo una colpa ai poveri. Come se non vedessimo che la carenza di servizi, che potrebbero cambiare la vita di molte persone, fa la differenza. Non ci stupisce che ci sia un aumento di persone in condizioni di povertà assoluta, ma, piuttosto ci interroghiamo su come vivano queste persone. I dati ci preoccupano: non esiste un sistema che si occupa e studia quali siano le situazioni che portano alla povertà.

 

assistenti sociali
La presidente dell'Ordine degli Assistenti Sociali, Barbara Rosina

 

La violenza contro gli assistenti sociali: "9 operatori su 10 vittima di aggressioni"

Un altro fenomeno drammatico è quello della violenza contro gli operatori sociali.

Il consiglio nazionale della nostra fondazione ha stimato che 9 operatori su 10 sono stati vittima di aggressioni verbali. Come se noi fossimo una sorta di terminale umano, una persona su cui sfogare la disperazione del non saper trovare risposte. Una ricerca condotta non per additare come unico colpevole chi alza la voce, ma per mettere in luce i problemi di questo sistema. Pensiamo a tutti coloro che percepivano il reddito di cittadinanza, e che di punto in bianco hanno ricevuto un messaggio in cui si comunicava l'interruzione dell'erogazione, e il suggerimento a rivolgersi agli assistenti sociali. Una situazione fuori dalla realtà: i cittadini non sapevano che, pur rivolgendosi a noi, non potevano comunque essere presi in carico. Queste circostanze non fanno che incrementare la sfiducia delle persone verso i servizi, dal momento che ricevono, di continuo, risposte diverse da quelle che si aspettavano. Le persone spesso ci dicono di non essere tanto interessati a ricevere bonus, ma, piuttosto, ad avere come riferimento dei professionisti a cui rivolgersi. Non possiamo continuare a trattare come emergenza delle questioni strutturali, come, appunto, la mancanza di servizi.

In conclusione, quali sono le proposte dell'Ordine?

Manca un serio investimento sulla nostra professione. Le nostre proposte vanno nella direzione di garantire la nostra presenza sui territori, e di attuare controlli sulle risorse che arrivano. Si tratta di capire come riuscire ad invertire rotta.

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