Alessia Pifferi, in carcere per la morte della figlia Diana. La dottoressa psicologa Alessandra Bramante analizza il profilo della donna, condannata all'ergastolo. Secondo lei, Pifferi voleva bene alla bambina, ma era una bambina lei stessa. E quindi incapace di accudire una minore
La dottoressa psicologa Alessandra Bramante segue in carcere Alessia Pifferi, recentemente condannata all’ergastolo per la morte della figlia Diana. In un’intervista a Quarto Grado, la dottoressa analizza questo caso di infanticidio, che definisce “molto particolare” per la circostanza in cui si è verificato. Portato avanti, a detta dell’esperta, malgrado le intenzioni della donna, dietro le sbarre da ormai due anni, dal giorno in cui, nel 2022, la bambina è stata trovata morta di fame.
“Ho seguito molte mamme che hanno ucciso i loro figli, e credo che questo caso sia molto particolare, perché non c'è stato un agito aggressivo, ma un’azione omissiva”, dice la dottoressa. La spiegazione è chiara: Pifferi non ha, in effetti, ucciso Diana con un gesto violento. Non ha mosso nei confronti della bambina nessuna azione volutamente atta a ferire o a uccidere la figlia. Ma ha lasciato che morisse, probabilmente, ed è questo che afferma la difesa legale della donna (rappresentata dall’avvocato Alessia Pontenani), senza rendersene mai conto.
Alessia Pifferi, la dottoressa Bramante: "Credo non fosse sua intenzione uccidere Diana"
Una tesi che è quella della dottoressa Bramante, che prosegue: “Io continuo a sostenere, e questo lo sostiene anche lei, che non fosse intenzione sua uccidere la bambina. Mentre dare una coltellata penso che non sarei mai in grado di farlo, così come tutte le mamme lo hanno pensato. Ma poi non lo fanno, ed è questa la differenza. Non sto giustificando, ma credo sia un agito che ci mette più in contatto con una cosa che tutti noi potremmo fare, ma che ci sembra assurda, impossibile. E come tutte le cose che ci fanno paura, tendiamo ad allontanarle”.
“Non penso che non sia stata una brava mamma, perché dalle immagini della casa in cui viveva, si vede che la casa era piena di cose della bambina. Dei suoi giochi, dei suoi vestiti. E quando si presentata, lo ha fatto sempre come mamma di Diana. Credo che le volesse molto bene, ma con le sue poche competenze. A un bambino non si lascia un altro bambino da accudire, perché accudire un figlio è pesante per una donna adulta, per una che è una bambina, è impossibile”.
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