Sanità: prenota un esame al cuore, la prima data disponibile è un anno e mezzo dopo. "Nessuna risposta dall'Asl"

L'assurdità della sanità italiana: liste d'attesa infinite, i pazienti sono costretti a ricorrere al privato, dando fondo ai loro risparmi per curarsi 

Ha dell'incredibile la vicenda capitata a Serena, un’anziana donna che, per motivi seri di salute, necessita di un esame al cuore molto urgente. Ma anche molto costoso. La paziente, non avendo intenzione di rivolgersi a strutture private, sceglie di fare richiesta all’azienda sanitaria locale. Siamo in Lazio, la donna ha raccontato a Mattino Cinque cosa ha dovuto fare per ricevere una risposta dall’Asl. Che però, spoiler, ad oggi ancora non è arrivata. Parliamo di sanità pubblica, di liste d’attesa, e della sempre più calante fiducia nei cittadini verso i canali che spetterebbero di diritto al cittadino bisognoso di cure.

A Serena, intervistata da Francesco Vecchi, conduttore della trasmissione di Canale 5, ha raccontato la vicenda che la vede protagonista sin dagli inizi. Tutto è cominciato con una visita medica, in seguito alla quale alla donna è stato prescritto un esame alle coronarie d’urgenza che, spiega la signora, “prevede un riscontro entro i 60 giorni: 30 giorni per le visite, 30 per gli esami diagnostici”. Serena quindi, lo scorso 26 febbraio chiama il Cup della Regione Lazio per richiedere un appuntamento per lo svolgimento dell’esame medico. Ma la prima data disponibile che le viene proposta è a dicembre 2025 a Latina: quasi due anni dopo.

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L'intervista di Serena a Mattino Cinque

Sanità, la storia di Serena: un anno e mezzo per un esame al cuore

Hanno inserito la richiesta, ma non era risolvibile su tutta la regione secondo i tempi (60 giorni, ndr), con una casistica che viene definita con tempi di garanzia. La Asl dovrebbe rispondere entro i 3 giorni, però non mi aspettavo che lo avrebbe fatto. Conscia della situazione, ho pensato di scrivere una mail all’Urp dell’Asl: non hanno mai risposto”.

Serena però insiste, e continua a sollecitare l’Asl, supportata anche dall’associazione Cittadinanza Attiva che l’ha sostenuta. Un riscontro da parte dell’azienda sanitaria finalmente c’è stato, “dopo circa 3 settimane, da parte della Urp, che mi indicava che era stato passato il caso agli organi competenti. Una risposta generica: non so quali siano gli organi competenti”, continua la donna.

Dopodiché ho proseguito, inserendo tra gli indirizzi email la direzione generale del Cup, che per ben due volte ha letto l’email (c’è il riscontro), ma senza mai dare esito. Senza neanche dire:Signora ce ne stiamo occupando”. Avrebbero potuto proporre, non so, una visita. E’ un esame che non molte strutture fanno, che se volessi farlo privatamente verrebbe a costare tra i 350 e i 650 euro”.

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