A pochi giorni dalla morte di Alexei Navalny, avvenuta in circostanze misteriose e sospette in una colonia penale dell'Artico russo, abbiamo intervistato Giovanni Savino, storico del nazionalismo russo e docente presso l'Università Federico II di Napoli, sulle cause e le conseguenze di questa tragica notizia per la Russia presente e futura a un mese dalle elezioni presidenziali del 15 marzo 2024
Buongiorno, Giovanni. La notizia della morte di Alexei Navalny, il principale oppositore di Putin, ha sconvolto non solo la Russia, ma il mondo intero. È una morte avvolta attorno al mistero: non si conoscono le cause e in un primo momento non si trovava neanche il corpo di Navalny all'obitorio. Ma cerchiamo un attimo di fare di di fare un po' di chiarezza cosa sappiamo di certo fino ad ora? E cosa, secondo te, non sapremo mai riguardo alla morte di Navalny?
Di certo fino ad ora sappiamo che Navalny non c'è più e che è morto in una colonia penale situata a sessanta chilometri più in là del Circolo Polare Artico, in Russia. Le cause e il come probabilmente non le sapremo mai. Certo, si può chiaramente pensare a come il corpo di una persona che in tre anni di galera ha subito più di trecento giorni di cella di rigore possa aver affrontato queste condizioni, oltre al fatto che Navalny era reduce da un tentativo di avvelenamento nell'agosto del 2020 per cui era stato preso in cura presso la clinica Charité a Berlino.
Il messaggio lanciato da Putin
Quindi qui, più sul come e sul e sul chi, bisognerebbe concentrarsi sul messaggio che viene dato. E il messaggio che viene percepito da gran parte della società russa e anche all'estero, è che chiunque voglia provare ad opporsi in modo fermo contro il sistema che rappresenta Vladimir Putin andrà incontro a un destino sicuramente ostico. E, tra le altre cose, rischia anche la morte.
Questo è il messaggio che è passato ed è un messaggio per cui non si fa nulla per smentirlo. Vi erano stati, nelle prime ore dei tentativi da parte delle autorità, alcuni anche molto strani, di attribuire responsabilità all'occidente, come se per l'intelligence di qualche paese occidentale fosse facile arrivare nel nord della Russia, entrare in un penitenziario e ammazzare qualcuno. Però ora sembra che questi tentativi che denotano in un certo senso una difficoltà a capire anche cosa veramente sia successo, si sostituiscono ad altre questioni, come ad esempio che ad oggi la salma di Alexei Navalny non è stata consegnata alla famiglia e questo chiaramente depone parecchio a favore di ipotesi che vedono responsabilità ancor più gravi di quelle che già ci sono delle autorità russe.
I funerali di Navalny
Restando in questo diciamo sul tema proprio diciamo del corpo della salma secondo te quando i genitori avranno la il corpo del figlio ucciso cosa succederà? Ci saranno dei funerali in Russia o all'estero Perché forse all'estero se riuscissero a esportare la salma al di fuori dei confini russi, Navalny potrebbe avere un funerale più degno di quello che sicuramente otterrebbe in Russia, no?
Di sicuro il tema c'è e ne scrivevo anche su Facebook perché i funerali di Navalny in Russia possono trasformarsi in una manifestazione politica e una sua tomba in un luogo di memoria per chiunque si voglia opporre al Cremlino. Trasferirlo all'estero invece, implicherebbe quantomeno una sorta di funerale di Stato, perché alle esequie sicuramente parteciperanno capi di Stato, rappresentanti delle istituzioni dell'Unione Europea, probabilmente anche degli Usa.
Quindi si tratta di una scelta su cui io credo non vi sia chiarezza in questo momento. Perché la questione del non voler in questo momento procedere alla consegna del corpo di Navalny può essere interpretata anche da questo punto di vista. Nel senso che, la legge russa prevede, nel caso di una seconda autopsia e dell'indagine che è stata avviata dal Comitato Investigativo della Federazione Russa fino a trenta giorni per consegnare il corpo del defunto ai familiari.
Elezioni e funerali
E in questi trenta giorni probabilmente si vuol prendere tempo in più. Noi sappiamo che nella seconda metà di marzo ci saranno le elezioni presidenziali russe e sappiamo anche di sicuro che difficilmente l'amministrazione presidenziale, che poi è il vero nucleo del potere in Russia, vorrebbe trovarsi con una manifestazione per Navalny, in qualche città russa o dei funerali in qualche parte del mondo, perché sarebbero entrambi difficili da gestire e potrebbero avere una risonanza enorme nell'opinione pubblica. Quindi io credo che al momento non abbiamo una risposta. Entrambe le alternative sono alternative che hanno un carattere politico. Certo vi è la possibilità di decidere di seppellire Navalny nel cimitero della colonia penale a Kharp. Però questo credo si debba fare con il consenso della famiglia e difficilmente credo la famiglia abbia intenzione di voler trattare con il Cremlino su una cosa così importante.
Chi era Alexei Navalny
In questi giorni che molte persone sui social hanno parlato di Navalny, come è giusto che sia e purtroppo l'hanno fatto anche un po', diciamo, senza conoscere effettivamente chi sia. Per esempio, alcuni hanno messo in evidenza gli aspetti, se vogliamo più discutibili della sua carriera politica: le sue posizioni magari più nazionaliste, anti immigrati e xenofobe, fornendo comunque un'immagine parziale e distorta del politico, addirittura definendolo in alcuni casi un nazista. Insomma, si è detto davvero di tutto. Però, se vogliamo dire in poche parole, effettivamente chi era Alexei Navalny?
Da un punto di vista politico Alexei Navalni è stato un oppositore che ha provato ogni strada possibile tra quelli che erano i mezzi legali nella Russia di Putin per mettere in crisi il sistema di potere e nel cercare questo tipo di strade ha avuto una traiettoria molto particolare. E molto complessa. Se è vero che ha avuto una liaison con con il nazionalismo russo tra la fine degli anni duemila e l'inizio degli anni dieci, vi è anche da dire che quelle formazioni che avevano visto in Navalny un possibile ponte con l'opposizione liberale e democratica nel 2014 hanno completamente rivisto la propria posizione, perché quelle formazioni rivendicavano cose come l'annessione della Crimea, del Donbas e dei territori storicamente russi che oggi è un'agenda più vicina a quello che è la politica del Cremlino.
L'ultimo Navalny
Navalny ha avuto anche un'ultima fase negli ultimi anni in cui ha contestato le privatizzazioni. Nel manifesto che ha rilasciato a un anno dall'inizio della guerra in Ucraina si esprimeva contro le annessioni russe per il rispetto dei confini internazionali e proponeva un programma che definiremmo forse socialdemocratico perché riteneva che bisognasse rivedere l'esito delle privatizzazioni degli anni novanta, che fosse necessario provare a dare una risposta a quelli che erano stati gli enormi deficit democratici, dell'epoca di Eltsin e così via. Ecco, non possiamo definirlo, né uno di sinistra, né uno di destra. Probabilmente la categoria più corretta sarebbe quella di populista. Però, credo che non sia essenzialmente tutto per descrivere la complessità di questo personaggio.
Il possibile ruolo della moglie Iulia Navalnaya
La moglie Iulia Navalnaya ha pubblicato un video sui canali social del marito defunto in cui in qualche modo raccoglie il testimone dell'operato di Navalny e afferma che continuerà a portare avanti quanto ha fatto Navalny in vita. Cosa significa questo messaggio e cosa dobbiamo aspettarci?
Credo che questo messaggio sia rivolto all'interno della Russia per dare un segnale per cui la lotta non è finita e che quindi si è pronti a continuare nel solco delle idee di Navalny. E in più vi è anche un riferimento, secondo me, a qualcosa che è avvenuto in un paese vicino, la Bielorussia, quando Svetlana Tikhanovskaja si è candidata al posto del marito che era in galera e che ha avuto una un percorso, forse un po' simile a quello di Navalny.
Le difficoltà della nuova leadership dell'opposizione russa
E' anche un messaggio all'interno dello stesso fondo per la lotta contro la corruzione, la formazione che ha messo su Navalny, che ha sempre avuto un problema di leadership oltre Navalny. Forse proprio il fatto di essere una figura così complessa, ha reso molto, molto complicata la capacità di poter produrre altri dirigenti in grado di farlo. E spesso si sono distinti più per schermaglie da Twitter che per altre cose.E quindi evidentemente, forse Iulia Navalnaja assume questo ruolo come rappresentante di quello che era stato il marito in vita ed è forse ritenuta l'unica in grado di poter riprendere quel tipo di attività politica.
Di certo però c'è da dire che se Alexei Navalny aveva costruito nel corso di due decenni un'attività che era partita dal basso perché aveva, nel corso degli anni duemila, creato una serie di attività da quello che era il comitato per il sostegno ai moscoviti, per i problemi riguardanti casa e spazi urbani, fino ai dibattiti pubblici che venivano tenuti in un caffè al centro di Mosca, per poi avere il boom con la campagna contro le contro Russia Unita (il partito di Putin, ndr) alle elezioni del 2011, Iulia Navalnaya questo percorso non l'ha avuto e non lo può avere, perché in questo contesto in Russia è molto difficile provare a pensare di poter costruire un tipo di movimento, un tipo di radicamento come quello che ha avuto Alexei Navalny.
La morte di Navalny e le elezioni presidenziali
Arriviamo alle elezioni che, come ricordavi, si terranno praticamente tra meno di un mese, il 15 marzo. Cosa cambia ora che Navalny è morto, se qualcosa cambierà in quello che sembra essere un risultato scontato?
Io credo che le elezioni hanno un esito scontato. Vi è stato però un momento in cui vi era la possibilità, se non di mettere in discussione l'esito quanto meno di far passare un messaggio. Questo è stato quando si era intravista la possibilità alquanto remota della candidatura di Boris Nadezhdin, un personaggio proveniente comunque dall'ambiente vicinissimo al potere russo che però si era dichiarato contrario alla guerra e abbiamo visto che, a firmare, visto per una candidatura non si rischia di andare in galera, vi è stata una certa partecipazione e non è stato ammesso.
Ora è chiaro che i meccanismi per poter trovare una rappresentanza a livello istituzionale, si riducono sempre di più e sono oggettivamente al lumicino. Io credo che sarà importante non tanto il giorno delle elezioni, ma quello che avverrà dopo e forse, quella che è stata la morte di Navalny, potrebbe prefigurare qualcosa che già altri analisti avevano notato: un possibile ulteriore giro di vite all'interno della Russia con una vera e propria ondata di repressione, questa volta non a casaccio, ma molto più grossa come volontà di far capire che nel paese c'è un nuovo assetto.
La nuova Russia che sta nascendo
Un nuovo assetto di cui Putin parla ogni volta perché Putin più volte ha definito che nel paese sta nascendo una nuova élite. Questa nuova élite è formata dai combattenti, dai sostenitori della 'operazione militare speciale', e questo tipo di élite non è detto che possa essere gradita a tutti, quindi probabilmente avverrà una polarizzazione sempre crescente e il cui esito non è scontato. Può esserci una situazione in cui la repressione riesce a fare il proprio lavoro senza grossi problemi.
I presupposti ci sono perché non esistono strutture capaci, sia per le persecuzioni, sia per l'immigrazione e così via, sia per errori propri a essere punti di riferimento. Oppure potrebbe crearsi una situazione nella quale emergono gruppi e personalità prima mai viste né sentite. Questo accade spesso quando ci sono dei momenti di forte crisi sistemica in grado di poter portare avanti delle battaglie e di poter essere in un certo modo i nuovi avversari del Cremlino.
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