Capita sempre più spesso che ci si ritrovi a fare dei dialoghi da soli ad alta voce senza neanche accorgersene, ma cosa vuol dire questo, secondo la psicologia? Ci sono una serie di motivi che, sempre più di frequente, ignoriamo.
Anche a te è capitato di parlare spesso ad alta voce mentre sei da solo? Non sei strano, né tantomeno fuori di testa. Anzi, la psicologia lo definisce “self-talk”, un vero e proprio dialogo interiore che svolge un ruolo fondamentale nel benessere mentale e nella gestione delle emozioni. Parlare da soli, infatti, è molto più comune e utile di quanto si pensi. Secondo gli psicologi, il self-talk è una forma di comunicazione con sé stessi che aiuta a organizzare i pensieri, migliorare la concentrazione e stimolare la motivazione. Quando vocalizziamo ciò che stiamo pensando, attiviamo aree cerebrali specifiche legate all’autocontrollo e alla risoluzione dei problemi.
In questo modo, parlare da soli diventa un vero e proprio strumento per potenziare le capacità cognitive. Spesso, infatti, non si tratta di parole dette a caso. Dietro quel monologo che spesso facciamo senza neanche accorgercene, si cela un processo sofisticato che coinvolge attenzione selettiva, elaborazione visiva e memoria di lavoro. È come se mettessimo ordine nel caos della mente, rendendo più chiaro ciò che prima era confuso.
Cosa significa fare dialoghi soli e ad alta voce: la risposta è nella psicologia
Il self-talk non ha solo una funzione cognitiva, ma anche emotiva. Parlare da soli aiuta a gestire momenti di forte stress, a contenere reazioni impulsive e a prendere le distanze dalle situazioni emotivamente cariche. In pratica, ci permette di osservare gli eventi in modo più obiettivo. Questo fenomeno prende il nome di auto-distanziamento. Ethan Kross, psicologo e professore all’Università del Michigan, ha studiato a fondo il self-talk, scoprendo che riferirsi a sé stessi in seconda o terza persona può ridurre significativamente l’ansia. Dire frasi come “Tu ce la puoi fare” o “Adesso calmati”, riferendosi a se stessi, sposta il punto di vista, creando una distanza emotiva che favorisce il controllo e la lucidità. È un meccanismo semplice, ma incredibilmente efficace.

I benefici del parlare da soli si notano anche in ambiti molto pratici. Uno studio condotto all’Università di Bangor, nel Regno Unito, ha dimostrato che il self-talk migliora l’efficienza cognitiva e la capacità di attenzione. Gli individui che parlano con sé stessi riescono a risolvere problemi in modo più creativo e veloce. Nel contesto lavorativo, ad esempio, può aiutare a rimanere focalizzati, rafforzare la memoria operativa e superare ostacoli con maggiore determinazione. Anche nello sport, molti atleti usano frasi motivazionali rivolte a sé stessi per mantenere la concentrazione durante le gare. È una tecnica semplice ma potentissima.
Nel complesso, dunque, avere dei piccoli dialoghi da soli, anche se spesso o quotidianamente, non è sinonimo di stranezza, ma di consapevolezza. È un modo per entrare in contatto con sé stessi, per chiarire le idee e regolare le emozioni. Un alleato invisibile nella quotidianità, che ci aiuta a fare ordine nel caos mentale e a trovare la giusta direzione nei momenti di incertezza. La chiave è saper ascoltare quel dialogo interiore, riconoscere quando ci sostiene e quando, invece, rischia di sfuggirci di mano. Perché conoscere sé stessi passa anche da una voce che, sebbene spesso solitaria, può essere la più sincera di tutte. Naturalmente, come anche in altri casi, queste motivazioni non sono un valore universale e univoco. Ogni persona è differente dall'altra e, per questo, è giusto riconoscerne il valore e i motivi, magari differenti, che possono esserci dietro determinati gesti o soprattutto abitudini.