Il capolavoro italiano con Toni Servillo che non puoi farti scappare: è in scadenza su Netflix e dovresti assolutamente vederlo.
Sta per concludersi il tempo utile per vedere su Netflix uno dei film italiani più intensi degli ultimi anni. Qui rido io, diretto da Mario Martone e interpretato da un magistrale Toni Servillo, sarà disponibile in streaming solo fino a domani, 31 maggio. Una scadenza che rappresenta l’ultima chiamata per chi ancora non ha avuto modo di immergersi in questo ritratto potente e appassionato del padre del teatro comico napoletano moderno: Eduardo Scarpetta.
In scadenza su Netflix: Qui rido io, il capolavoro con Toni Servillo da vedere
Ambientato a cavallo tra Otto e Novecento, Qui rido io porta sullo schermo la vera storia di Eduardo Scarpetta, figura rivoluzionaria del teatro italiano. Con la sua brillante ironia, la gestione visionaria di una compagnia familiare e la capacità di parlare al popolo senza rinunciare a una certa raffinatezza artistica, Scarpetta ha lasciato un segno indelebile nella cultura partenopea e nazionale.
Il cuore pulsante del film è la vicenda giudiziaria che lo vide protagonista contro Gabriele D’Annunzio. Scarpetta, infatti, osò parodiare Il figlio di Iorio, capolavoro del Vate, con una sua versione satirica dal titolo La figlia di Iorio. Da qui nacque un processo clamoroso, che diventa il pretesto narrativo per raccontare il conflitto tra arte alta e arte popolare, tra sperimentazione e tradizione. Al centro del racconto, l’interpretazione di Toni Servillo conferisce al personaggio di Scarpetta una complessità fuori dal comune.
Non è solo il guitto geniale, ma anche un patriarca burbero, un uomo diviso tra il desiderio di essere riconosciuto e la gestione caotica di una famiglia allargata e piena di talenti. Servillo non imita, ma rievoca con precisione filologica: voce, gesti, persino il respiro di Scarpetta sembrano rivivere sotto la sua pelle. Accanto a lui, una Napoli teatrale e viva, non solo come ambientazione ma come vera protagonista. Il film restituisce l’anima della città nei suoi vicoli, nei palcoscenici polverosi, nelle tensioni familiari e artistiche.

Un'opera d'arte che riflette sull'arte
Un altro punto di forza è l’attenzione dedicata al rapporto tra Scarpetta e i suoi figli illegittimi: Eduardo, Titina e Peppino De Filippo. Già bambini, i tre mostrano un talento precoce che sarà destinato a cambiare per sempre la storia del teatro italiano. La pellicola suggerisce, senza mai forzare la mano, come da un padre ingombrante e complesso nascano nuovi geni capaci di superarlo. La figura della moglie Rosa De Filippo, interpretata con intensità da Maria Nazionale, aggiunge ulteriore spessore emotivo a una narrazione che intreccia pubblico e privato, palcoscenico e realtà.
Qui rido io è molto più della storia vera di un grande artista. È un’analisi raffinata del confine tra citazione e plagio, tra ossequio e irriverenza. La domanda che aleggia durante tutto il film è se davvero il teatro, per evolversi, non debba anche dissacrare se stesso. Una questione attualissima, affrontata con intelligenza e ironia da Martone, che dirige con mano sicura e sensibilità storica. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film ha ricevuto numerosi consensi da parte della critica. In particolare, sono stati lodati il rigore della ricostruzione storica, la sceneggiatura elegante e l’interpretazione di Servillo, capace di raccontare tanto il genio quanto le fragilità di un uomo irripetibile.
Non è un caso se molti lo considerano uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, capace di unire divulgazione e arte, spettacolo e riflessione. Se ancora non l'avete visto, il fatto che sia in scadenza su Netflix, rappresenta il momento perfetto per farlo. Un film che va assolutamente recuperato e che, come Netflix stesso ha indicato, sarà in scadenza a partire dal 31 maggio, ossia domani. Da giugno, non ci sarà più. Questo, però, non vuol dire che nei prossimi mesi non potrebbe ricomparire nel catalogo. Può accadere, infatti, che un film venga reso nuovamente disponibile nei mesi successi dopo la cancellazione. È il caso de La scuola cattolica di Edoardo Albinati.