Una candidata che non ha dato disponibilità per un colloquio di lavoro di sabato riceve un'assurda risposta dall'azienda che la manda su tutte le furie.
Il colloquio di lavoro è un momento di fondamentale importanza per le aziende e i candidati. Sia chi cerca lavoro che chi lo offre, durante il colloquio, ha l'occasione di capire effettivamente con chi sta avendo a che fare. A volte, però, la situazione diventa chiara ancor prima del colloquio di lavoro. Come nel caso della storia che vi stiamo per raccontare.
Alessia, la protagonista di questo racconto, ha denunciato sui social network l'incredibile esperienza che ha vissuto con un'azienda con la quale avrebbe dovuto fare un colloquio di lavoro. La situazione di estremo disagio ha avuto luogo durante la chiamata telefonica con il titolare dell'azienda che propone un orario di lavoro dal lunedì al venerdì. Nonostante l'orario non prevede di lavorare nel weekend, l'azienda propone alla candidata di fare il colloquio proprio di sabato. "Non sono disponibile", ha spiegato Alessia e, quindi, ha ricevuto una risposta assurda.
Colloquio di lavoro: l'assurda risposta dell'azienda alla candidata
La persona dall'altro capo del telefono non ha apprezzato il rifiuto di Alessia e ha risposto in una maniera inaspettata. "Cosa hai di meglio da fare? Se non sei disposta a fare il colloquio di sabato, vuol dire che non vuoi fare neanche gli straordinari", è stata l'incredibile risposta che viola la privacy di Alessia. "Questa cosa mi ha molto infastidita perché io se un giorno non possono non devo dare alcuna spiegazione", si è sfogata Alessia sui social. La ragazza ha anche denunciato l'assurda modalità di etichettare le persone che adotta l'azienda. "Nel mio tempo libero posso fare quello che voglio e non devo dare spiegazioni a un perfetto estraneo", ha fatto notare giustamente Alessia.
Inoltre, la candidata ha denunciato anche un'altra cosa strana che le è capitata con questa azienda. Infatti, le è stato inviato un modulo da compilare con delle informazioni estremamente personali. Tra le altre cose, l'azienda vuole sapere il numero di targa e il modello del veicolo di Alessia e tutti i recapiti telefonici dei precedenti posti in cui ha lavorato. Sebbene la richiesta dei numeri di telefono dei datori di lavoro possa essere accettabile, quella dei dati sensibili sulla propria autovettura no. Ovviamente, questa disavventura ha spinto Alessia a scartare l'azienda. E, forse, è stata la scelta migliore. Infatti, un'azienda che non rispetta la privacy dei dipendenti non può essere ritenuta seria e affidabile.
LEGGI ANCHE: Azienda propone un lavoro, ma il candidato ha un preavviso di 3 mesi: la soluzione del capo è crudele