Bologna, tre fratellini morti nell'incendio della loro casa: Giulia, Mattia e Giorgia soffocati dal fumo insieme alla madre Stefania Alexandra. La città si stringe intorno al papà dei bambini: le esequie saranno a carico del comune
Non c'è niente di più straziante al mondo: è un incubo insopportabile quello che sta vivendo in queste ore George, papà dei tre bambini morti nell'incendio della loro casa insieme alla mamma. I piccoli si chiamavano Giorgia, 6 anni, Mattia e Giulia, gemellini di 2 anni. Nell'appartamento in cui vivevano insieme alla madre, Stefania Alexandra Nistor, 32 anni, era troppo freddo per trascorrere una notte serena: il riscaldamento, pare, non funzionava. Così la donna si è vista costretta ad accendere una stufa elettrica per riscaldare l'ambiente. Ma deve essersi addormentata, e la stufa, accesa troppo a lungo, ha preso fuoco.
Purtroppo Stefania non si è accorta del fumo che avvolgeva la stanza: a quanto è emerso dalle indagini, sembra che la 32enne abbia capito troppo tardi cosa era successo, tentando invano di raggiungere la finestra, per far uscire il fumo che stava soffocando la sua famiglia. Non c'è stato nulla da fare: vani i soccorsi giunti dopo che i vicini avevano lanciato l'allarme, vedendo nuvole di fumo denso fuoriuscire dall'appartamento.
Le cause della morte sono ovvie: non sarà effettuata alcuna autopsia sul corpo delle vittime. E', questo, il giorno del lutto per la città di Bologna, sotto shock per un dramma infinito.
Il sindaco del capoluogo emiliano, tramite un post su Facebook, ha fatto sapere che il comune si farà carico delle esequie della famigliola. Un modo per stringersi intorno a George, a cui, in queste ore, va il pensiero di tutta la città.
Bologna, incendio uccide tre fratellini e la mamma 32enne: l'incubo di papà George
Un'immagine di lutto sostituisce la foto profilo Facebook di George, la cui famiglia è scomparsa in una sola, drammatica notte. L'uomo, dopo aver appreso la terribile notizia, ha avvertito un malore, ed è stato ricoverato in ospedale. Il cuore scoppia di dolore, e niente può lenirlo.
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