Strage di Altavilla, lo strazio dello zio dei fratellini massacrati dal papà: "Amavo quei bambini"

All'indomani della strage di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, l'intervista a Calogero, fratello e zio delle vittime di Giovanni Barreca, muratore 54enne autore del triplice omicidio che ha sconvolto la Sicilia

Un caso agghiacciante, che ha scosso la Sicilia e l'Italia tutta. Stiamo parlando di quella che è già passata alla cronaca con il nome di strage di Altavilla Milicia, perché di questo si è trattato. Una tragedia impossibile da descrivere, per l'orrore che le vittime hanno subito. Uccise dal delirio religioso di Giovanni Barreca, muratore 54enne, sono stati Antonella Salamone, 31 anni, e due dei tre figli della coppia: Kevin, 16 anni, ed Emmanuel, 5. Risparmiata, per fortuna, la figlia maggiore di 17 anni, trovata in stato di shock in una stanza, dalle forze dell'ordine che hanno fatto irruzione nella villetta in cui è avvenuto il massacro. A quanto pare, la ragazza sarebbe rimasta due interi giorni in casa.

A quanto pare, dietro questo massacro, le convinzioni religiose di Giovanni, aizzato da due fanatici che usavano frequentare la casa della coppia. Dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti, pare che l'uomo avesse percepito delle presenze diaboliche la notte in cui ha dato il via alla strage. Avrebbe ucciso prima la moglie, il cui corpo è stato poi carbonizzato e parzialmente sepolto, e poi i due figli. Il più grande dei quali è stato ritrovato legato mani e piedi con delle catene.

strage di altavilla (3)

Strage di Altavilla, le parole dello zio di Kevin ed Emmanuel: "Amavo i miei nipoti"

Calogero, il fratello di Antonella, è stato intervistato a Mattino Cinque. “Ci sentivamo in videochiamata, mia moglie era la migliore amica di mia sorella, si sentivano sempre. Mia sorella ha detto che queste due persone sono entrate nella sua famiglia”. Alla giornalista che gli chiede del cognato, l’uomo risponde: “Guardi, è meglio che non parlo di mio cognato. Era un uomo che non sapeva realizzare niente, qualsiasi cosa faceva falliva. Ho sempre detto a mia sorella: “Perché non lo lasci?”. Io amavo mia sorella e i miei nipoti”, dice Calogero, la voce rotta dal pianto.

Il nostro pensiero adesso va a mia nipote: non possiamo vederla, e questo ci dà fastidio. Ma giustamente ha subito un grande shock, e ha bisogno di essere assistita. Da quando mia sorella ha conosciuto quelle persone, lei era la vittima. Gli dicevano che i demoni erano dentro di lei e mio nipote, e che questi demoni dovevano essere bruciati e sepolti. Noi pensavamo che intendessero in modo figurato, e le dicevamo di mandare via queste persone. Ma era lui che li teneva in casa”.

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