Elena Cecchettin, parole mai sentite prima in tv: perché il suo messaggio è più urgente che mai

Elena Cecchettin, la sorella di Giulia Cecchettin uccisa a coltellate dall'ex fidanzato, Filippo Turetta, e la potenza delle sue parole in tv. 

Elena Cecchettin sta rompendo gli schemi a cui siamo abituati. O meglio, a cui la televisione generalista ci ha abituati. Quel classico copione del parente della vittima, che scoppia a piangere in favore di telecamera, facendo un favore all'operatore che zooma il più possibile sugli occhi gonfi. No, tutto questo Elena Cecchettin non lo consente: è una ragazza giovanissima, dilaniata da due pesi. Da un lato, il dolore della perdita agghiacciante e brutale della sorella. Dall'altro, dalla responsabilità che ora sente, l'unica forza, forse, che la muove. Quella di far sì che la morte di sua sorella Giulia non sia fine a se stessa, trasformando questa tragedia allucinante nella speranza di fermare la strage continua, silenziosa e incessante, delle donne in Italia.

Due pesi enormi, che le sono piombati addosso nel giro di sette giorni. Una ragazza giovanissima, che non nasconde il suo dolore, e che teneramente abbraccia e si fa abbracciare dinanzi a quelle telecamere che la vogliono vittima anche lei. Non la satanista in cui qualcuno la vuol trasformare, né, ci mancherebbe, in lucida complice dell'assassino della sua stessa sorella.

Elena Cecchettin, forse di ora in ora in maniera sempre più consapevole, sta diventando un simbolo. Un simbolo di lotta, di forza, di ribellione. E simboli così, in Italia, se da un lato ce ne è un disperato bisogno, dall'altro suscitano una grande paura. Paura in chi teme che la cultura del femminismo (quello vero, e non semplicemente quello gridato) arrivi finalmente a contare qualcosa in questo Paese. Se ve la siete persa, vi consigliamo di andarvi a recuperare l'intervista -potentissima, deflagrante, che la sorella di Giulia Cecchettin ha rilasciato ieri ai microfoni di Dritto e Rovescio, su Rete 4. Ve la proponiamo qui di seguito:

Elena Cecchettin, la potenza deflagrante delle sue parole

Elena Cecchettin non parla alle donne, ma agli uomini. E parlando dell'uomo che ha ucciso sua sorella Giulia, lei dice: "Lo hanno additato come mostro, ma Turetta non è un mostro. Un mostro è l'eccezione della società, quello che esce dai canoni normali. Turetta è il figlio sano della società patriarcale, pregna della cultura dello stupro. Il femminicidio non è un delitto passionale, il femminicidio è un delitto di potere".

Increduli i genitori di Filippo Turetta, gli amici, gli italiani tutti: quel bravo ragazzo che si trasforma nel mostro. No, dice Elena Cecchettin, non parlateci di mostro. Spiegateci, piuttosto, come mostro si diventa. Cosa arma la mano di un ragazzo di soli 22 anni. Come quel giovane omicida ha assorbito, alla stregua di una spugna, la violenza che lo ha portato a trafiggere decine di volte il corpo di una persona di cui "era innamorato".

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Elena e Giulia Cecchettin: la foto condivisa su Instagram in ricordo della sorella

 

Elena si lascia intervistare, ora più di suo padre Gino, chiuso nell'indicibile lutto di genitore che ha perso una figlia. Adesso davanti a quelle telecamere c'è lei, la sorella della ragazza che tutti piangiamo, ma che rischia di diventare, come mille altre prima di lei, solo l'ennesimo caso di cronaca che tra poco dimenticheremo.
Quel che è mancato nei femminicidi che l'Italia ha subito finora, è proprio una persona come Elena Cecchettin. Che strappa il copione già scritto dai programmi tv, dai talk show, dalle radio. Dalla macchina dei media che costruisce, intorno alle tragedie, il solito teatrino. Le lacrime, la rabbia, l'oblio. Elena rompe gli schemi e si fa portatrice di un messaggio di cui urge parlare: quello della violenza insita nella società in cui è cresciuto l'assassino di sua sorella. Cambia il modo di comunicare, e ci inchioda tutti davanti alle nostre stesse responsabilità.

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