Intervista al Portavoce nazionale di Alleanza contro la povertà, Antonio Russo: alla luce degli ultimi dati ISTAT, aumentano le famiglie in condizioni di povertà assoluta. Le cause e le proposte
I dati pubblicati ieri dall'ISTAT restituiscono un quadro drammatico della situazione sociale italiana. I dati fanno riferimento all'anno scorso: nel 2022, circa 5,7 milioni di persone hanno vissuto in condizioni di povertà assoluta. Un trend in peggioramento rispetto a quello dell'anno precedente: nel 2021, i poveri erano 5,3 milioni. In un anno, la percentuale di povertà è dunque passata dal 9,1% al 9,7%, con un preoccupante aumento soprattutto per quel che riguarda i nuclei familiari in difficoltà. Un totale di 2,18 milioni di famiglie vive di stenti, e sono 1,27 milioni i minori in povertà assoluta (anche in questo caso in aumento rispetto al 2021).
Ci aiuta a comprendere questi dati e a chiarire le possibili cause che hanno portato l'Italia a questa situazione, Antonio Russo, portavoce nazionale Alleanza contro la povertà, che raggruppa un ampio numero di soggetti sociali che lavorano con l'obiettivo di costruire adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta in Italia.
Dati Istat: povertà in aumento. "Il problema? Deficit di politiche di contrasto al fenomeno"
In Italia cresce la povertà assoluta. Secondo il monitoraggio di Alleanza contro la povertà, come siamo arrivati a questo? Cosa ha inciso maggiormente?
Ci lasciamo alle spalle un periodo assai problematico per il mondo e per l’Europa: stiamo ancora gestendo gli effetti della crisi economica del 2018, che si fanno ancora sentire. Intanto, i dati dell’economia sono peggiorati. Gli indici inflattivi si sono alzati, e questo penalizza soprattutto chi ha una situazione economica fragile alle spalle. Poi è scoppiata la pandemia e la guerra: ciò ha creato una platea di nuovi poveri. Persone che prima avevano una vita dignitosa e un reddito, e quindi artigiani, commercianti, imprenditori, sono scivolate nella povertà assoluta -e non quella relativa. Pur avendo, solo un anno prima, una vita normale, senza problemi di tipo economico. Ma il problema vero è che sussiste un deficit di politica: quando Alleanza contro la povertà è nata, e cioè dieci anni fa, il numero dei poveri assoluti era pari a circa 2 milioni. In 10 anni i poveri sono triplicati.
Che cosa intende per deficit di politica?
Le 35 organizzazioni che fanno parte di Alleanza contro la povertà hanno un rapporto di prossimità con la vita vera, quella che non entra in Parlamento. Un rapporto con i giovani, i bambini, le donne, chi vive in alcune parti del Paese e che ha problemi più seri, e ancora gli immigrati. Questi soggetti, a volte ho l’impressione che in Parlamento non ci entrino. Già dieci anni fa si sapeva che i poveri erano in crescita, e che il trend negativo era in salita (perché di trend si parla). Esisteva già allora l’obbligo di immaginare delle soluzioni per arginare questa situazione, prima che diventasse cronica. Parlo di deficit di politica perché in dieci anni abbiamo cambiato cinque misure di contrasto alla povertà. La premessa da fare è che non c’è alcuna impostazione ideologica in questo discorso: parliamo della vita delle persone, che vanno lasciate fuori dagli schieramenti politici. Parliamo della gente, e della qualità della democrazia.
"Servono misure strutturali"
C'era stato un momento in cui eravamo riusciti a introdurre nel piano normativo, attraverso il REI (reddito di inclusione), una misura universalistica diretta di contrasto alla povertà.
Era accaduto per la prima volta, quando eravamo ormai ultimi in Europa, insieme alla Grecia. Ma poi i governi successivi, a fronte di un trend di crescita della povertà, ogni anno ha cambiato una misura. Anche solo l’acronimo, quasi che fosse un problema di acronimi, e non di dignità di vita delle persone. Fino ad arrivare alla Legge 85 del 2023. Non trovano pace, nel nostro Paese, le misure di contrasto alla povertà. Un problema che è diventato ormai strutturale, e che possiamo convenire attenda misure strutturali. La ferita più profonda che una democrazia può avere è quella di contabilizzare i poveri: siamo arrivati al 2022 con circa 6 milioni di poveri, e speriamo che si fermino qui. Ma non escludo che questi dati possano, purtroppo, aumentare.
Quali sono le proposte di Alleanza contro la povertà?
Il 14 settembre scorso abbiamo presentato al Senato le nostre proposte. La premessa fondamentale è che si ritorni a misure che considerino l'universalismo selettivo, principio sul quale queste misure si fondano. I poveri e le persone fragili non possono essere divisi in categorie: i dati Istat ci confermano che sono poveri i giovani, le donne, chi vive in una certa parte del Paese, le famiglie numerose. Sono poveri i bambini, ed è questa la cosa che mi fa più tristezza. Noi abbiamo oltre 1 milione di bambini in condizioni di povertà assoluta. Questo dice che stiamo creando un danno di futuro al Paese. Se, magicamente, domani, con una manovra economica, riuscissimo a immettere più risorse finanziarie sul tema della povertà degli adulti, potremmo forse anche riuscire a uscirne. Ma i bambini rappresentano la vera questione da tenere sotto osservazione. Le nostre proposte chiedono di reintrodurre il principio di universalismo selettivo, e cioè che i soggetti vengano considerati per la loro condizione, e non per fattori quali la loro età.
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