Aggiornamento: Sardegna, il caso del pecorino pagato 873 euro al chilo. Parla il lettore che ha denunciato l'accaduto
In tanti ci avete scritto dopo la pubblicazione di un articolo relativo a quella che sembrerebbe essersi trattata di una pratica commerciale scorretta avvenuta in Sardegna. Un nostro lettore di nome Attilio, che ci scrive da Cologno Monzese, ci ha raccontato la sua esperienza vissuta a Budoni, in provincia di Sassari, lo scorso 3 luglio. Qui ha acquistato 6 chili di pecorino sardo, pagandoli una fortuna. Il venditore ha infatti richiesto l'astronomica cifra di 873 euro. Attilio ci ha inviato la ricevuta elettronica dell'acquisto, che si è rivelato essere, quindi, a detta del consumatore, "una truffa". A questo link l'articolo con tutti i dettagli.
Molti lettori, tra cui anche degli allevatori di formaggio sardo, hanno protestato per un particolare relativo al nostro articolo. Quello, cioè, che la ricevuta elettronica da noi pubblicata mostra solo l'importo pagato dal nostro lettore, ma non l'oggetto della voce di costo. Vi spieghiamo perché.
Sardegna, la denuncia del nostro lettore: "Come mi hanno truffato"
La prima cosa da precisare è che l'acquisto in oggetto non è avvenuto all'interno di un negozio, bensì presso un piccolo furgone di colore bianco. Il nostro lettore ha comprato una forma di pecorino sardo mezza stagionatura, e una forma di formaggio fatto con latte di pecora e latte di asina. Totale peso: 6 chili.
Abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni al signor Attilio, il quale ci ha spiegato nel dettaglio come sono andate le cose. Quel giorno, proveniva dalla spiaggia in compagnia di sua moglie, quando gli si sono avvicinati due signori. "Mi dicono: "Avete bisogno di un po' di formaggio della Sardegna? Ve ne facciamo assaggiare un po'". Noi allora accettiamo il suo invito, i formaggi erano in effetti squisiti, così io e mia moglie decidiamo di comprarli lì, dal momento che era già nostra intenzione portarne un po' a casa, per noi e per fare qualche regalo ad amici", spiega Attilio.
Professionisti della scorrettezza: "Così mi hanno spillato 873 euro"
Ora, la cosa da specificare è che sui formaggi non era indicato il prezzo. "Non abbiamo neanche pensato di guardare la targa del furgone: ci fanno assaggiare tre tipi di formaggi, ed erano buoni tutti e tre. Chiedo, allora, il costo, e mi rispondono: "Uno, quattro e otto". Io pensavo intendessero che quello fosse il prezzo all'etto. Gli dico che ne volevo una forma intera, così loro mi tagliano dei pezzi e li pesano. Al momento di pagare, mi dicono il prezzo: "Otto e sette". Ancora, io pensavo intendesse 87 euro". A quel punto tira fuori una macchinetta bianca (il Sumup, e cioè un POS mobile), e mi fa: "Mi dia la carta". La mette lui stesso sul Sumup. Io in quel momento ci vedevo poco, c'era il sole e non avevo a portata di mano gli occhiali. Ho digitato il pin e gli chiedo la ricevuta. Mi dicono: "Ve la spediamo più tardi". Allora gli dò il numero, e vado via. Dopo 15 minuti mi arriva la fattura, guardo il telefono e quasi svengo".
Come va a finire
La disavventura in Sardegna di Attilio continua: "Sono tornato sul posto: erano ancora lì. Li ho raggiunti imprecando, ma non mi hanno fatto avvicinare a chi mi aveva fatto pagare. A quel punto loro mi rispondono che me lo avevano detto che costava tanto. Gli dico che sarei andato a denunciare: ero arrabbiato, tremavo. Il giorno dopo sono andato dai carabinieri, spendendo, peraltro, altri 30 euro di taxi dal momento che non c'erano mezzi per raggiungere la caserma. In caserma mi dicono che era inutile denunciare, perché questi signori danno sempre nomi falsi".
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