Dodici anni fa, il 26 agosto del 2010, la scomparsa di Sarah Scazzi. Due mesi dopo l'orribile scoperta dell'omicidio e il ritrovamento del cadavere: tutto quello che è successo all'angelo biondo di Avetrana.
Telegiornali e talk televisivi sono stati caratterizzati, questo giorno dodici anni fa, dalla notizia della scomparsa di una quindicenne ad Avetrana, in provincia di Taranto. In quella arida terra di Puglia, proprio come era accaduto in Sicilia per la piccola Denise Pipitone e nel napoletano per Angela Celentano, si sono immediatamente attivati compaesani e forze dell'ordine nelle ricerche della giovane. Si è pensato ad un allontanamento volontario, prostituzione minorile, tratta degli organi. Sarah Scazzi in tutto questo era una semplicissima adolescente innamorata della musica punk e degli animali.
In quel caldo pomeriggio estivo, si stava recando da sua cugina Sabrina Misseri per andare al mare in compagnia di amiche. Da quel momento, il buio più totale: cosa le è successo in quel brevissimo tragitto di strada? Nessuno avrebbe immaginato che da lì a breve, i mostri si sarebbero rivelati proprio coloro che per anni, hanno accolto la ragazza in casa loro come una seconda famiglia a tutti gli effetti. La piccola Sarah non è scomparsa, né tanto meno scappata per sua volontà o rapita da qualche malintenzionato. Sarah è stata barbaramente uccisa e gettata in un pozzo: ma chi è stato l'esecutore materiale e perché ha compiuto tale gesto?
Sarah Scazzi: la verità dietro all'omicidio
Il 26 settembre del 2010, lo zio della 15enne padre di Sabrina Misseri e marito di Cosima Serrano, ritrovò il cellulare della vittima. Da quel momento l'interesse degli inquirenti si è focalizzato su quest'uomo, grande lavoratore e persona apparentemente umile e senza scheletri nell'armadio. Di lì a poco la confessione: è stato lui ad uccidere la nipote, abusare del suo corpicino e gettarla in un pozzo all'interno di un terreno di sua proprietà. In un saliscendi di confessioni e ritrattazioni, l'uomo ha coinvolto sua figlie ritenendola l'esecutrice materiale del delitto. Di conseguenza è stata inquisita anche la Signora Serrano. Dopo il processo, l'analisi delle prove agli atti e le intercettazione, la Corte ha condannato all'ergastolo la allora 24enne e sua madre per l'omicidio di Sarah Scazzi.
Il movente, sarebbe racchiuso nella gelosia patologica della giovane Misseri, infastidita dalle attenzioni che Ivano Russo, a cui era particolarmente interessata, riservava alla cuginetta e la madre l'avrebbe aiutata nel suo intento. Ad oggi, 12 anni dopo la tragedia, le due scontano la pena nel carcere di Taranto studiando e lavorando nella struttura. Il Misseri terminerà l'anno prossimo i suoi anni in carcere per l'accusa di occultamento di cadavere. Nella giornata di oggi, il ricordo di quell'angelo biondo e di una vita spezzatale quando ancora non era neanche una donna, è vivo più che mai.
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