Carol Maltesi, spunta il nuovo retroscena: "Una telefonata convinse Fontana ad ucciderla"

L'omicidio di Carol Maltesi è stato uno dei più discussi del 2022 per via delle modalità inquietanti con le quali Davide Fontana ha ucciso la 26enne. Poche ore fa è venuto fuori un nuovo retroscena riguardo il momento esatto in cui il dipendente bancario ha deciso di ucciderla.

L'11 gennaio 2022 un uomo di nome Davide Fontana uccideva una ragazza di nome Carol Maltesi. I due si trovavano in un appartamento a Legnano, in provincia di Milano, per girare un video che sarebbe finito sul profilo OnlyFans della 26enne. Carol Maltesi, per lavoro, diventava Charlotte Angie e pubblicava video vietati ai minori su vari siti, tra cui il suo profilo OnlyFans, una delle maggiori fonti di guadagno della ragazza, in passato commessa.

Quello che è successo nei giorni successivi è letteralmente da film dell'orrore. L'uomo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha fatto a pezzi il cadavere e lo ha messo in un congelatore acquistato appositamente per l'occasione. Successivamente ha fatto delle ricerche per trovare il modo per disfarsi dei resti mortali dell'attrice. Ha prima provato a bruciarlo e poi l'ha gettato in un dirupo nelle valli bresciane. Il ritrovamento ha fatto scattare le indagini. L'omicida è in carcere da diversi mesi e nelle ultime ore è stata effettuata la perizia psichiatrica che ha fatto emergere nuovi dettagli sulla mente del killer.

La telefonata che ha convinto Fontana

Dal colloquio con gli psichiatri della difesa, è emerso che il 43enne fosse "innamorato di Carol in modo infantile, come un 12enne. Aveva paura di perderla". Lo riporta Il Corriere del Veneto. Sempre dalla perizia, è emerso un particolare che si è rivelato fondamentale per le indagini. Pare che la Maltesi abbia ricevuto una telefonata dal suo ex veronese mentre si trovava con Fontana per girare un video. Il padre della figlia, durante la conversazione telefonica, l'avrebbe convinta una volta per tutte a trasferirsi a Verona: lei sembrava disposta a farlo e nella mente di Fontana sarebbe scattata una scintilla.

"Quella telefonata potrebbe essere entrata nella mente di Fontana come una lama che ha trafitto quella parte vulnerabile di lui che si stava concentrando sui loro progetti futuri". Questa è la conclusione degli psichiatri della difesa, come riporta il Corriere del Veneto. A loro avviso, dunque, l'impeto omicida altro non è stato che un "momento di rabbia" a causa di quella telefonata da Verona. Per via delle accuse raccolte finora, potrebbe scattare l'ergastolo ma si tratta di un caso estremamente complesso e a giudicare dai tempi della giustizia italiana, prima di un verdetto definitivo ci vorrà del tempo.

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