Un’opera cinematografica che inchioda lo spettatore davanti a una riflessione sul concetto di libertà, e cosa significa la responsabilità individuale: su RaiPlay Le vite degli altri, premiato con il Premio Oscar
Se avete voglia di guardare un film di un certo spessore, stanchi delle solite commedie, vi consigliamo su RaiPlay un’interessantissima proposta. Stiamo parlando del Le vite degli altri, film considerato tra i capisaldi del cinema contemporaneo. Vincitore nel 2007 del Premio Oscar nella sezione Miglior film straniero, la pellicola racconta una storia ambientata nella Germania Est degli anni Ottanta, sotto il rigido apparato della Stasi. La storia prende forma attraverso un intreccio che unisce politica, arte e repressione. Il risultato è il ritratto di un paese rimasto paralizzato nella paura e nella censura. Un consiglio di visione perfetto per chi è indeciso su cosa guardare sulla piattaforma streaming Rai, per evitare di perdere tutta la serata a fare ‘zapping’.
Addentrandoci nella trama, la prima cosa da dire è che protagonista al centro del racconto è il capitano Gerd Wiesler: un personaggio che difficilmente dimenticherete. Si tratta di un uomo addestrato alla più ferrea disciplina. Ha ricevuto l’incarico di spiare lo scrittore Georg Dreyman e l’attrice Christa-Maria Sieland. Il clima plumbeo del regime, la presenza opprimente del dubbio e l’invadenza del controllo statale danno forma all’atmosfera del film. Che si sviluppa, così, come un lento ma inesorabile percorso di consapevolezza. Un’ottima scelta tra l’ampio catalogo RaiPlay.
Un film che parla di memoria storica e responsabilità individuale: Le vite degli altri su RaiPlay, Premio Oscar nel 2007 nella sezione Miglior film straniero
Le vite degli altri rappresenta oggi senza dubbio uno dei più memorabili racconti cinematografici dedicati alla realtà della Repubblica Democratica Tedesca. Uno dei periodi storici più duri di sempre. Un’opera che ha contribuito a mettere in luce il complesso rapporto tra stato, individuo e libertà. E ad avviare una riflessione collettiva su questa tematica. L’opera di Florian Henckel von Donnersmarck è divenuta un punto di riferimento per comprendere i meccanismi della sorveglianza politica. Ma anche per quel che riguarda l’impatto psicologico che nel tempo ha avuto il controllo sistematico sui cittadini. Ogni inquadratura, ogni scena, ogni dettaglio artistico, suggeriscono tensione e sollevano interrogativi in chi guarda.
Straordinario il successo internazionale che questo film ha avuto subito dopo la sua pubblicazione, con l’apice toccato dall’assegnazione del Premio Oscar nel 2007, e, ancora, il Deutscher Filmpreis. Riconoscimenti che testimoniano il valore artistico e culturale dell’opera, ricordata come una delle più significative del cinema europeo contemporaneo.
La particolarità di questo film, senz’altro impegnativo da guardare, risiede nella sua capacità di tenere lo spettatore incollato davanti allo schermo. La pellicola interroga infatti sul concetto di libertà che va oltre quello stereotipato. E ci costringe a chiederci se, in un’epoca caratterizzata da nuove forme di sorveglianza, siamo davvero liberi. Alla fine, lo spettatore si specchia nel capitano Wiesler, la cui evoluzione assume il ruolo di metafora di una scelta etica possibile anche nei sistemi più oppressivi.
