Cellulare: i Carabinieri possono chiederti la password per sbloccarlo? Il chiarimento

Le forze dell’ordine possono chiedere la password per sbloccare il cellulare alle persone che perquisiscono, ma queste ultime sono obbligate a comunicarla? Ecco il chiarimento e la spiegazione.

Le forze dell’ordine italiane dispongono della facoltà di identificare una persona quando circostanze concrete lo rendono necessario, muovendosi entro limiti rigorosi fissati dalla legge. L’intervento avviene durante controlli su strada, così come nei posti di blocco, oppure durante le indagini o le situazioni che richiedono chiarimenti immediati. Gli agenti (come i Carabinieri, gli agenti della Polizia di Stato o Locale) possono raccogliere le generalità di chi potrebbe fornire informazioni utili a fatti specifici, e possono richiedere un documento valido che confermi l’identità dichiarata. Se il documento non è disponibile, l’accompagnamento nelle sedi (come negli uffici di Polizia) avviene soltanto per completare l’identificazione, che deve concludersi nel tempo strettamente indispensabile.

In particolare, la data non può superare le 24 ore. Oltre questa soglia, in effetti, scatterebbero violazioni delle garanzie personali. Naturalmente, solo pubblici ufficiali riconoscibili e in servizio, dotati di segni distintivi d’ordinanza, sono legittimati a formulare questa richiesta. La persona fermata, dall’altra parte, ha l’obbligo di fornire dati veritieri e di collaborare, in quanto il rifiuto, o anche le dichiarazioni mendaci, integrerebbero il reato previsto dall’articolo 651 del Codice Penale. Questo reato, denominato ‘Rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale‘, viene punito con ammenda o arresto fino a un mese. Per quanto non esista un obbligo generale, dunque, di portare sempre con sé la carta d’identità, ma è necessario essere in grado di comunicare le proprie generalità e, su richiesta, esibire un documento idoneo. Diversa è, invece, la questione del cellulare e della password dello smartphone.

Cellulare: è possibile per i carabinieri chiedere la password? Ecco la risposta dell’avvocato

A parlare di questa situazione è stato un noto esperto di diritto penale, e cioè l’avvocato penalista Mattia Fontana. In particolare, l’avvocato ha spiegato che i carabinieri sono legittimati a fermare e a chiedere alla persona fermata di sbloccare il cellulare con la password, nel caso lo ritenessero opportuno. Questo accade, ad esempio, nel caso in cui debbano cercare le prove della commissione di un reato. Da parte sua, però, la persona non è obbligata a fornire la password, né a sbloccare il telefono: l’esperto spiega, cioè, che non è un suo obbligo.

Cellulare password
Il chiarimento dell’avvocato Mattia Fontana.

La Corte di Cassazione ha, infatti, recentemente precisato che il rifiuto è una legittima manifestazione del diritto di difesa. Questo principio vale al momento del controllo, anche se le Forze dell’Ordine potranno comunque sequestrare il telefono, e i dati in esso contenuti potranno essere estratti. Da un lato, spiega infine l’esperto, l’indagato può evitare di collaborare con le Forze dell’Ordine, appellandosi al diritto di difesa e non comunicando la password, ma dall’altro questo atteggiamento potrebbe essere valutato dal giudice ai fini del suo comportamento processuale e, quindi, in caso di condanna, il giudice potrebbe decidere di non concedere le circostanze attenuanti generiche. Per quanto, quindi, non siamo obbligati a fornire la password o a sbloccare il telefono, può essere comunque conveniente farlo.