Come fa un distributore automatico a riconoscere la monetina (e il valore)? La risposta è molto interessante

I distributori automatici fanno parte della nostra quotidianità: li troviamo in stazioni, scuole, ospedali e uffici. Ma ti sei mai chiesto come facciano a riconoscere le monete e a distinguerne il valore? Non si tratta di magia, ma di un insieme di sensori e principi fisici molto affascinanti. Uno dei creator più seguiti, mryeester, ha spiegato in modo chiaro e divertente come funziona davvero il “cervello” delle macchinette.

Il riconoscimento delle monete: molto più di un semplice peso

Ogni moneta ha caratteristiche uniche: diametro, spessore, materiale e peso. Per noi esseri umani, la vista e il tatto bastano e avanzano per capire se abbiamo tra le dita una moneta da 1 euro o da 5 centesimi. Ma per una macchina, che non ha occhi umani, serve un sistema di analisi ben più preciso. Quando inseriamo una moneta, questa percorre un piccolo tunnel dotato di sensori che ne verificano diverse proprietà fisiche in pochi millisecondi.

All’interno della cosiddetta gettoniera si trova il cuore del sistema: due bobine di rame disposte una di fronte all’altra. La prima genera un campo magnetico, mentre la seconda misura la corrente indotta che si crea quando la moneta passa tra le due. Ogni metallo (rame, nichel, ottone, acciaio) reagisce in modo diverso a un campo magnetico, e questo permette al distributore di capire che tipo di moneta è stata inserita.

Il ruolo della luce infrarossa: la “firma” del diametro

La composizione metallica, però, non basta. Ecco perché entra in gioco un secondo sistema: i LED a infrarossi. Uno di questi emette una luce invisibile che viene riflessa o interrotta dalla moneta. Dall’altro lato, un fototransistor cattura la luce e misura per quanto tempo il fascio resta oscurato. Questo intervallo, anche se brevissimo, rivela il diametro esatto della moneta. Così il distributore può distinguere tra, ad esempio, un euro e cinquanta centesimi, che pur sembrando simili hanno dimensioni diverse.

Una parte del sistema del distributore automatico che riconosce le monetine
Una parte del sistema del distributore automatico che riconosce le monetine

Un altro LED a infrarossi misura la velocità di caduta. Una moneta più pesante impiega un tempo diverso a scendere rispetto a una più leggera, e questo parametro aggiuntivo permette un riconoscimento ancora più accurato. In pratica, la macchina incrocia dati su materiale, diametro e peso, creando una sorta di “carta d’identità” della moneta.

Quando le monete “straniere” confondono la macchina

Ma cosa succede se proviamo a ingannare il sistema? Per esempio, inserendo una moneta estera di metallo simile a una moneta in euro? In molti distributori americani, una moneta da 2 centesimi europea può sembrare paragonabile agli spiccioli di rame dei dollari. Tuttavia, i sensori moderni riescono a cogliere differenze minime nella composizione del metallo e nei tempi di caduta, rifiutando automaticamente le monete non riconosciute.

Le tecnologie più recenti includono anche piccoli microprocessori in grado di aggiornare le tabelle di riconoscimento. In questo modo, i distributori restano compatibili con le nuove serie di monete e possono persino individuare tentativi di frode o oggetti metallici non conformi.

Una precisione che nasce da pochi componenti

Alla fine, bastano davvero pochi elementi per far funzionare tutto: due bobine di rame, due LED a infrarossi e due fototransistor. Questi componenti, lavorando insieme, analizzano il passaggio di ogni moneta in meno di un decimo di secondo. Il risultato è sorprendente: una macchina capace di riconoscere perfettamente monete di valori diversi, senza bisogno di alcuna connessione o intelligenza artificiale.

La prossima volta che una monetina “torna indietro”, saprai che non è colpa della macchinetta, ma di un sistema di precisione che ha fatto il suo lavoro. Dietro un gesto quotidiano come comprare un caffè dal distributore si nasconde un piccolo capolavoro di ingegneria elettromagnetica e ottica.