Riceviamo e pubblichiamo la lettera arrivata in redazione da parte di un giovane lettore che preferisce rimanere anonimo. A Tuttonotizie racconta la sua esperienza di un colloquio di lavoro in un call center
Sempre più spesso arrivano in redazione segnalazioni e testimonianze di giovani che cercano un impiego e si ritrovano davanti a proposte che rasentano lo sfruttamento. È una realtà diffusa, che racconta un mondo del lavoro segnato da precarietà e stipendi indegni. Abbiamo deciso di pubblicare integralmente la lettera di un ragazzo che ci ha scritto dopo un colloquio in un call center, perché la sua voce rappresenta quella di tanti coetanei che vivono situazioni simili.
“Gentile Redazione, vi scrivo dopo aver sostenuto un colloquio di lavoro presso un call center. Mi sono presentato con la voglia di iniziare un percorso professionale, consapevole delle difficoltà del mercato ma anche determinato a rimboccarmi le maniche. Quello che mi è stato proposto, però, mi ha lasciato senza parole: 3 euro l’ora. Non è lavoro, è sfruttamento. Una cifra simile non permette nemmeno di coprire un pasto, figuriamoci le spese necessarie per vivere. Eppure questa è l’offerta che viene fatta a chi, come me, ha il desiderio di costruirsi un futuro con impegno e onestà. Siamo giovani pieni di energia e di buona volontà, ma davanti a proposte simili ci si sente trattati come manodopera usa e getta, non come persone”.
Colloquio di lavoro in un call center: 3 euro l’ora
“Accettare condizioni del genere significa legittimare una logica per cui il lavoratore diventa poco più che uno schiavo moderno: si richiede disponibilità, flessibilità, dedizione, ma in cambio si restituisce una paga che non riconosce nemmeno il valore del tempo speso. Non è giusto che la nostra generazione venga etichettata come “pigra” quando, in realtà, ci vengono offerti lavori che negano dignità e diritti. Racconto questa esperienza non solo per me, ma per tutti i ragazzi e le ragazze che si trovano nella stessa situazione. Chiediamo solo ciò che dovrebbe essere normale: un salario equo, che ci permetta di vivere e non solo di sopravvivere”
Abbiamo scelto di dare spazio a questa lettera perché la questione non riguarda solo un singolo episodio, ma un problema sistemico. Offrire 3 euro l’ora a un giovane che cerca di entrare nel mondo del lavoro significa svilire il concetto stesso di occupazione. Queste storie devono essere raccontate, perché soltanto facendo emergere le condizioni reali sarà possibile aprire un dibattito serio su salari, dignità e diritti. Non si tratta di vittimismo, ma di un appello concreto: il lavoro non può trasformarsi in schiavitù moderna.