Tra sacro e profano: su Prime Video un film italiano meraviglioso

Un film intenso e profondo da riscoprire su Prime Video: L’Accabadora di Enrico Pau.

Trovare un titolo che valga davvero il tempo di una serata non è semplice. Quando il desiderio è quello di vedere un film bello, profondo e capace di lasciare un segno interiore, la scelta si restringe. Tra le proposte disponibili su Prime Video, un’opera che merita particolare attenzione e che consigliamo è L’Accabadora. Si tratta di un dramma italiano del 2015 ambientato nella Sardegna dei primi anni ’40, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, che unisce storia, cultura e riflessione esistenziale in un racconto visivamente intenso e dal forte impatto emotivo. Un film che non si limita a intrattenere, ma apre interrogativi sull’essere umano, sul senso del dolore e sul ruolo della tradizione.

La storia di Annetta, tra destino e solitudine: su Prime Video L’Accabadora

La protagonista del film è Annetta, interpretata con intensità da Donatella Finocchiaro. Donna solitaria, sempre vestita di nero, si trasferisce a Cagliari durante i bombardamenti, trovando lavoro come custode presso una famiglia benestante. Annetta porta con sé un segreto che pesa come una condanna: è l’accabadora, figura tradizionale della cultura sarda chiamata a dare la “buona morte” ai malati terminali, un gesto di pietà nato in tempi in cui le cure mediche erano spesso assenti o inefficaci. Questo ruolo, ereditato dalla madre, la lega a un destino fatto di dolore e isolamento.

Nel film emerge il suo rapporto con la nipote Tecla e con pochi altri personaggi, tra cui il medico irlandese Albert, che le offrono uno spiraglio di umanità e confronto in una vita segnata dal peso della morte. La storia è pervasa da una tensione continua, sospesa tra il conflitto interiore della protagonista e la drammaticità di un’epoca segnata dalla guerra.

La Sardegna come specchio di un’anima antica

Uno degli elementi più affascinanti di “L’Accabadora” è l’ambientazione. La Sardegna diventa un personaggio a sé: il paesaggio rurale, i silenzi delle campagne e i contrasti con la città bombardata creano un’atmosfera sospesa e quasi mistica. Il regista Enrico Pau costruisce immagini cupe e potenti che restituiscono un senso di autenticità e arcaicità. Le tradizioni ancestrali si intrecciano con la modernità crudele della guerra, dando vita a un racconto che unisce memoria storica e mito popolare. La figura dell’accabadora, radicata in una cultura millenaria, viene qui rappresentata non come leggenda, ma come presenza concreta, con tutte le implicazioni morali e sociali che porta con sé. Il film diventa così anche un viaggio dentro una comunità, nei suoi silenzi e nelle sue contraddizioni, offrendo uno sguardo prezioso su una Sardegna diversa da quella turistica e luminosa a cui si è abituati.

L’Accabadora non è un film leggero, ma un’opera che invita a riflettere. Il confine tra la vita e la morte, tra il gesto di pietà e la condanna morale, diventa un terreno di confronto che rimane aperto anche dopo i titoli di coda. L’interpretazione intensa di Donatella Finocchiaro, unita alla regia evocativa di Enrico Pau, contribuisce a dare profondità a una storia che non fornisce risposte semplici.