Little Big Italy, Panella ordina i cannelloni: quello che arriva a tavola lo lascia senza parole

Francesco Panella ordina dei cannelloni nell'ultima puntata di Little Big Italy, ma quello che arriva a tavola lo lascia veramente di stucco. Non solo per quanto riguarda il primo piatto, ma anche per ciò che porta improvvisamente il cameriere.

Francesco Panella è tornato a stupire con il suo celebre programma Little Big Italy, ma questa volta non è stato solo il pubblico a restare a bocca aperta. Durante la sua ultima avventura gastronomica, ambientata nella multiculturale Rotterdam, nei Paesi Bassi, è toccato proprio a lui vivere un'esperienza culinaria al limite del surreale. E sì, tutto è iniziato con un piatto che, almeno sulla carta, sembrava familiare: i cannelloni.

Chi conosce Panella e segue il suo programma sa bene quanto tenga all’autenticità della cucina italiana. Ecco perché, quando ha ordinato dei cannelloni in uno dei ristoranti in gara, non si aspettava certo di trovarsi davanti a una reinterpretazione così estrema del piatto. Al loro interno, infatti, c’erano veri e propri pezzi di carne, tagliati grossolanamente, ben lontani dalla classica carne macinata che riempie i cannelloni nostrani. Un dettaglio che ha lasciato il conduttore incredulo, quasi tradito da quel primo boccone così distante dalla tradizione.

Little Big Italy, Panella ordina i cannelli poi resta senza parola: cosa portano a tavola

Eppure, il vero colpo di scena è arrivato durante il pranzo, quando il cameriere si è presentato con un cappuccino fumante, completo di biscotti, proprio mentre Panella era ancora immerso nella sua porzione di pasta. Un’accoppiata che per qualsiasi italiano suona come una provocazione bella e buona. Cappuccino e pasta insieme? In Italia, una tale combinazione sarebbe impensabile. Eppure, Little Big Italy è anche questo: un viaggio tra le meraviglie e le stranezze della cucina italiana all’estero. Perché non basta mettere in menù un piatto “italiano” per esserlo davvero.

 

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Ogni dettaglio conta, ogni abbinamento racconta una storia. E spesso, quella storia è fatta di equivoci, adattamenti locali e scelte che fanno storcere il naso a chi la vera cucina italiana la vive tutti i giorni. Little Big Italy è molto più di una semplice gara tra ristoranti. Nato nel 2018 e trasmesso su Nove, il format è diventato un vero cult per gli amanti della cucina e delle storie di emigrazione italiana. Francesco Panella, con il suo stile diretto e il sorriso disarmante, gira il mondo alla scoperta di ristoranti italiani all’estero, mettendo in competizione tre locali selezionati da italiani che vivono nella città ospitante. Del resto, Panella è stato anche in altri luoghi e in passato ha avuto altre esperienze con la pasta, come quella delle classiche orecchiette.

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Panella e il cappuccino a tavola. Fonte: Instagram

Panella, ambasciatore della cucina italiana (vera)

Ogni episodio si trasforma in un piccolo viaggio tra emozioni e forchette: si pranza in ciascun ristorante, si assaggiano i piatti di punta e si valuta tutto, dall’impatto iniziale alla qualità della cucina, fino al parametro forse più importante di tutti: l’italianità. Il locale vincitore si aggiudica il titolo di Miglior ristorante Little Big Italy della città, mentre il selezionatore che ha fatto centro riceve un buono pasto annuale. Ma ciò che rende davvero speciale questo programma è la capacità di intrecciare i sapori con le storie di chi ha lasciato l’Italia per costruire qualcosa altrove. Storie di coraggio, nostalgia, orgoglio e, spesso, anche qualche compromesso. Come quello, appunto, di servire un cappuccino con la pasta, pensando forse di accontentare un gusto "italiano" che in realtà non esiste.

Con ogni puntata, Panella si conferma un vero ambasciatore della cucina italiana nel mondo. Non solo giudice, ma anche narratore, capace di raccontare l’identità italiana attraverso piatti, dettagli e reazioni autentiche. Anche quando si trova di fronte a un piatto che ha ben poco di italiano. Anche quando sorride, ma dentro è visibilmente turbato da un cannellone “rivisitato” o da un cappuccino fuori luogo. La tappa a Rotterdam ce lo ha mostrato più che mai nella sua veste di difensore della tradizione, pronto a riconoscere il valore della contaminazione, ma senza mai perdere di vista il cuore della cucina tricolore.