Tutto quello che ho: la nuova fiction con Vanessa Incontrada convince, ma il dejà-vu con un'altra fiction Rai è quasi inevitabile. Scopriamo perché e soprattutto di quale si tratta.
È andata in onda ieri sera su Canale 5 la prima puntata di Tutto quello che ho, la nuova fiction Mediaset con protagonista Vanessa Incontrada affiancata da Marco Bonini. Un debutto che non è passato inosservato: il pubblico si è lasciato catturare dalla tensione emotiva e dal ritmo incalzante della storia, ispirata a un fatto realmente accaduto. Ma, allo stesso tempo, molti telespettatori non hanno potuto fare a meno di notare una somiglianza piuttosto marcata con un’altra fiction di successo del passato: Scomparsa, trasmessa su Rai 1 nel 2017, anch'essa interpretata dalla stessa attrice.
Tutto quello che ho troppo simile a un'altra fiction Rai? Ecco perché
La trama di Tutto quello che ho si apre con un evento drammatico che sconvolge la vita di una famiglia livornese: la figlia diciottenne Camilla sparisce nel nulla. Da quel momento, si innesca un viaggio doloroso e carico di tensione alla ricerca della verità. Vanessa Incontrada veste i panni di Lavinia, un’avvocata decisa, madre coraggiosa e determinata a non arrendersi. Al suo fianco c’è il marito Matteo, interpretato da Marco Bonini, un poliziotto che affronta la scomparsa della figlia aggrappandosi al suo metodo: l’indagine razionale, i sospetti concreti, l’arresto del principale indiziato Kevin, un giovane con precedenti penali.
Eppure, Lavinia non si fida. L’istinto materno la porta a seguire piste diverse, a scavare nei segreti che la figlia teneva nascosti. Ed è qui che si innesca il conflitto: quello tra ragione e cuore, tra legge e sentimenti, tra marito e moglie. La tensione si fa palpabile, non solo nella ricerca della verità, ma anche nel fragile equilibrio di una famiglia che rischia di frantumarsi sotto il peso del dolore.

Se questa trama ti suona familiare, c’è una ragione precisa: Tutto quello che ho ricorda in modo evidente Scomparsa, la serie andata in onda su Rai 1 qualche anno fa. Anche lì, Vanessa Incontrada interpretava una madre, Nora Telese, alla disperata ricerca della figlia Camilla, scomparsa insieme a un’amica dopo una festa. Anche lì, la tensione cresceva puntata dopo puntata, svelando segreti nascosti nella comunità e dinamiche inaspettate. La coincidenza del nome della figlia, Camilla, non è sfuggita agli spettatori più attenti, e ha contribuito ad alimentare il senso di déjà-vu. Ma non è solo una questione nominale: le atmosfere, i toni, la narrazione centrata sull’intuito materno e sul dolore privato trasformato in battaglia pubblica, sono tratti comuni che rendono difficile non tracciare un parallelo tra le due fiction.
Stessa attrice, stesso dramma, ma due visioni diverse
Tuttavia, ci sono anche delle differenze importanti da sottolineare. In Scomparsa, la protagonista era una psicologa single che affrontava da sola il dramma della figlia sparita. Si appoggiava proprio alla polizia locale in una sorta di indagine condivisa. In Tutto quello che ho, invece, la dimensione familiare è più complessa e centrale. Lavinia non è sola, ma deve confrontarsi con un marito che ha un approccio opposto al suo. Il cuore della narrazione si sposta così sul conflitto interno alla famiglia, sulle tensioni che esplodono quando dolore e verità vanno in direzioni diverse. Anche l’ambientazione ha un peso specifico: la Livorno di questa nuova fiction è cupa, introversa, attraversata da inquietudini latenti, mentre Scomparsa si svolgeva in una San Benedetto del Tronto apparentemente serena ma piena di non detti.
Due cornici diverse per due storie simili, ma non identiche. Nonostante le somiglianze, Tutto quello che ho è riuscita a tenere incollato il pubblico grazie a una scrittura solida e a interpretazioni intense. Vanessa Incontrada conferma ancora una volta la sua capacità di incarnare personaggi emotivamente complessi, rendendo credibili le sfumature della maternità ferita ma combattiva. Anche Marco Bonini offre un’ottima prova, dando profondità a un personaggio maschile spesso diviso tra il ruolo di padre e quello di poliziotto. Resta però un piccolo grande interrogativo: c’era davvero bisogno di tornare su un terreno così simile, con lo stesso volto femminile in primo piano e dinamiche già note? Il rischio è quello di una certa prevedibilità, che potrebbe affievolire l’effetto sorpresa e l’originalità della narrazione.