C'è una tipologia di olio, il cui uso in cucina dovrebbe essere ridotto il più possibile: un noto esperto rivela quale e per quale motivo.
L'olio è un ingrediente indispensabile in cucina, utilizzato per la cottura e come condimento. Esistono molteplici varianti, ciascuna con caratteristiche specifiche che ne determinano l'applicazione in diverse preparazioni culinarie. Quando si tratta di condire, oli come l'olio d'oliva e l'olio di semi di lino sono particolarmente adatti per insalate e piatti freddi, poiché arricchiscono i piatti con sapore e proprietà nutritive. Per quanto riguarda la cottura, oli come l'olio di girasole e l'olio di arachidi sono perfetti per le fritture, grazie al loro alto punto di fumo che consente di raggiungere temperature elevate senza compromettere la qualità dell'olio. Inoltre, ogni tipo di olio offre un sapore unico che può arricchire i piatti: l'olio d'oliva, ad esempio, conferisce un tipico aroma mediterraneo, mentre l'olio di cocco può introdurre un tocco esotico.
Dal punto di vista salutistico, molti oli, come l'olio d'oliva e l'olio di semi di lino, sono ricchi di acidi grassi sani, in grado di supportare la salute cardiovascolare e ridurre l'infiammazione. L'olio di avocado, noto per il suo punto di fumo elevato, si distingue per il suo sapore delicato ed è ideale per grigliate e cotture ad alta temperatura. La scelta dell'olio deve essere orientata in base all'uso che se ne vuole fare: per i condimenti crudi si predilige l'olio d'oliva e il semi di lino, mentre per fritture e cotture ad alte temperature sono preferibili l'olio di girasole o di cocco. In definitiva, l'olio è un ingrediente poliedrico, capace di migliorare il gusto e il valore nutrizionale dei piatti.
Olio: nutrizionista elenca i quattro oli vegetali principali, dal migliore al peggiore
Un noto biologo nutrizionista, il dottor Angelo Verde, ha elencato quattro tipologie di olio, classificandoli dal migliore al peggiore, da un punto di vista del loro apporto nutrizionale. Il miglior olio da utilizzare, quando possibile, spiega l'esperto, resta l'olio extravergine di oliva: questo, infatti, ha una percentuale di grassi saturi inferiore al 20%. I grassi saturi, ricordiamo, sono noti per il loro potenziale impatto sulla salute cardiovascolare, in quanto possono aumentare i livelli di colesterolo LDL (colesterolo "cattivo") nel sangue. L'aumento del colesterolo LDL è associato, in effetti, a un maggior rischio di malattie cardiache e ictus. Per questo, il fatto che l'olio extravergine d'oliva abbia un apporto minore di grassi saturi è positivo. È positivo, altresì, il fatto che l'olio extravergine d'oliva sia ricco di acidi grassi insaturi (quelli 'buoni'), e in particolare gli omega-9. Inoltre, è ricco di molecole antiossidanti, come la vitamina E e l'olio cantale.
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Dopodiché, c'è l'olio di girasole alto oleico: una versione migliorata del classico olio di girasole, questo è molto più simile all'olio Evo, ed è ottimo per friggere. Questo, spiega l'esperto, grazie al rapporto perfezionato tra acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi. L'olio di arachidi, continua il dottor Angelo Verde, è simile all'olio di girasole, ed è consigliabile il suo uso per friggere. Il 'contro', principalmente associato a questo tipo di olio, è il cattivo odore emanato. Il peggiore tra i quattro, invece, è l'olio di cocco. L'esperto consiglia di ridurre il più possibile l'uso di questo olio in cucina, in quanto, secondo quanto spiegato dall'esperto, ha una percentuale di grassi saturi molto alta e, dunque, può aumentare anche di molto il colesterolo. Meglio preferire, quando possibile, dunque, le altre tipologie di olio!
