Su Netflix un superbo Silvio Orlando: il film che ha conquistato Venezia prima di Parthenope

Silvio Orlando, in corsa ai David di Donatello per Parthenope, e quell’intensa prova attoriale nel film che ha cambiato tutto: Siccità

Mentre il suo nome risuona tra i candidati ai David di Donatello 2025 per l’intensa interpretazione in Parthenope, Silvio Orlando torna sotto i riflettori anche grazie a Siccità, il dramma visionario firmato da Paolo Virzì che lo ha visto protagonista nel 2022. Una pellicola che oggi acquista ancora più valore, in un mondo dove le crisi ambientali sembrano uscire dallo schermo per bussare alle nostre porte. Se vi è piaciuto Parthenope, potete visitare la villa della protagonista.

Netflix, un superbo Silvio Orlando prima di Parthenope: il film da vedere assolutamente

Siccità ci catapulta in una Roma irriconoscibile. Non ci sono fontane, né ombra della vitalità che solitamente pulsa nelle sue strade. Il Tevere è ridotto a un letto secco e polveroso, l’aria è afosa, tossica, e la città è bloccata da divieti soffocanti. Tutto questo a causa di una siccità che va avanti da tre anni, ma che è solo la punta dell’iceberg. Perché quella che racconta Virzì non è solo una crisi idrica: è una crisi morale, emotiva, sociale. In questa cornice da fine del mondo, l’umanità sembra aver perso del tutto l’empatia. Le relazioni si sbriciolano come terra secca, mentre si diffondono malattie misteriose e la paura diventa l’unico collante tra le persone.

Proprio qui che entra in scena Silvio Orlando, nei panni di Antonio. Un ex detenuto, rilasciato dopo 25 anni di carcere per l’omicidio della moglie, che vaga in una città che non riconosce più. Non cerca vendetta, né riscatto: cerca la sua famiglia, e con essa una nuova possibilità di appartenere a qualcosa. Antonio è un uomo spezzato, ma mai del tutto domo. Del resto, Orlando lo interpreta con una delicatezza spiazzante, senza mai cadere nel patetico. La sua è una delle figure più potenti del film: simbolo di un’umanità che, pur ferita, non ha smesso di cercare una forma di redenzione.

silvio orlando scena
Silvio Orlando in una scena del film

Paolo Virzì costruisce un racconto corale che mescola con intelligenza tragedia e grottesco. Il regista descrive Siccità come una "preghiera laica", una sorta di invocazione collettiva, dove ogni personaggio, tra debolezze, egoismi e illusioni, prova a resistere. Non solo, anche a sopravvivere o a parlarsi. In questo mosaico di vite disperse, la figura di Antonio diventa centrale. Non solo per la sua storia personale, ma perché incarna un sentimento più profondo: il bisogno di perdono, di connessione, di riconciliazione con il proprio passato e con il mondo. Anche quando questo mondo sembra irrimediabilmente perduto.

Perché vale la pena vederlo

Presentato fuori concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia, Siccità ha raccolto consensi per il suo sguardo originale e pungente. La critica ha premiato la regia coraggiosa di Virzì e l’efficacia del cast, tra cui spicca proprio Silvio Orlando, capace di regalare un’interpretazione commovente e misurata. Un ruolo che, a distanza di tempo, acquista una luce nuova, soprattutto ora che l’attore è tornato tra i protagonisti del cinema italiano con un’altra performance intensa in Parthenope, in lizza per il David come miglior attore non protagonista. Un doppio riconoscimento, critico e popolare, che conferma, ancora una volta, quanto Orlando sia una colonna portante del nostro cinema.