Lavatrice, l'errore che fanno in tanti: "Non aggiungete questo prodotto: può creare danni"

Il prof di fisica Schettino smonta una vecchia credenza popolare: la carta stagnola nella lavatrice non serve a nulla, anzi. Potrebbe creare danni all'elettrodomestico

La fisica non è affatto una materia lontana e comprensibile solo ai cervelloni, anzi: è nella vita di tutti i giorni, applicata letteralmente a qualunque cosa. E' quanto insegna, in modo simpatico ed efficacissimo, il professor Vincenzo Schettino, oramai star dei social (il suo profilo @lafisicachecipiace è seguito da quasi 3 milioni di persone solo su Instagram). Bravissimo divulgatore scientifico, questo professore di fisica dimostra, attraverso i suoi video, che tantissime delle situazioni in cui quotidianamente ci imbattiamo, hanno alla base una norma della fisica. E che capire questa materia è molto più semplice di quel che pensiamo.

L'ultimo esempio lo fa direttamente dal bagno di casa sua, seduto dinanzi alla lavatrice. La questione da lui sollevata è quella della famosa pallina di carta stagnola che in tanti ripongono nel cestello. A tutti gli effetti, come dimostra Schettino, niente di più di una falsa credenza popolare. Secondo la quale, una piccola pallina sarebbe in grado, da sola, di evitare l'irrigidimento dei tessuti che andiamo a lavare in lavatrice. Ma perché si è diffusa questa convinzione, e perché si tratta di una infondata convinzione?

Niente carta stagnola in lavatrice: il prof Schettino spiega perché

Come mai alcuni tessuti dopo il lavaggio si induriscono?". La spiegazione di prof Schettino parte da questa domanda. "Possono succedere due cose: o il lavaggio 'scombina' elettrostaticamente le fibre, con l’effetto che i tessuti si raggrinziscono, irrigidendosi. Oppure, come ad esempio nel caso del cotone, a furia di lavare, le fibre iniziano a deteriorarsi, e sulla superficie si sollevano dei rametti, chiamati formazioni dendritiche, che si caricano elettrostaticamente. E, a causa delle forze repulsive che si generano, tendono a restare su, creando un aumento di attrito che praticamente rende i capi meno morbidi. E allora usiamo l’ammorbidente, che risolve tutto: buttando giù questi ‘rametti’, e rendendo i capi morbidi. Ora, la pallina, secondo la logica, essendo di alluminio, dovrebbe agire elettrostaticamente, rendendo i capi più morbidi".


Ma non è esattamente così, spiega il prof di fisica. "Intanto, una pallina ha una superficie troppo piccola per entrare in contatto con tanti vestiti. E anche ipotizzando che ce la faccia a tirare via queste cariche, non si capisce queste cariche dove dovrebbero andare a finire, se non di nuovo sugli altri vestiti. Tra l’altro, se ci pensiamo bene, anche il cestello è di metallo, esattamente come la pallina. Alla fine, a cosa servirebbe aggiungere altro metallo? C’è poi pure l’acqua, che agisce già di suo come un conduttore, e quindi aiuterebbe le cariche a tornare al proprio posto. Quindi, morale della favola: palline di stagnola in lavatrice, bocciate. Anzi: attenzione a metterle in lavatrice, perché potrebbero impigliarsi nei tessuti delicati, e rovinarli"