Lavoro cercasi, rispetto no: la mia esperienza con un’offerta umiliante
"Gentile redazione, mi chiamo Chiara, ho 25 anni e, come molti miei coetanei, sto cercando lavoro dopo aver conseguito la laurea in Marketing. In questi mesi ho inviato decine di curriculum, ho risposto a tanti annunci e ho partecipato a numerosi colloqui, consapevole che l’inizio della carriera possa essere faticoso. Ma mai avrei pensato di trovarmi di fronte a una proposta che non solo ha tradito le aspettative, ma che mi ha profondamente offesa come professionista e come persona". Si apre così la mail che abbiamo ricevuto da Chiara, una nostra lettrice che ci scrive dalla Lombardia, e che preferisce restare anonima. Riportiamo di seguito la sua testimonianza.
"Dopo settimane di attesa, finalmente arriva una risposta: un’azienda cerca una figura junior per il settore marketing e comunicazione. L’offerta sembra chiara, ben strutturata, e in linea con il mio percorso di studi. Mi chiamano per un colloquio e mi presento con entusiasmo, pronta a dimostrare il mio valore. Dopo le prime domande di rito, arriva la proposta concreta: il ruolo in parte è quello per cui ho fatto domanda, ma con delle “integrazioni” di cui non c’era traccia nell’annuncio. Oltre a occuparmi della comunicazione aziendale, mi viene detto che dovrei anche occuparmi di servire il caffè ai clienti e ai dirigenti, occuparmi della pulizia della sala riunioni, accompagnare gli ospiti fuori dall’azienda e, se necessario, svolgere commissioni personali per il capo. Il tutto con la promessa che, con il tempo, forse mi avrebbero affidato incarichi più in linea con la mia laurea".
La testimonianza di Chiara: come si è svolto il suo colloquio di lavoro
"Sono rimasta impietrita. Ho chiesto conferma, pensando di aver capito male. E invece, il selezionatore mi ha risposto con un sorriso, come se tutto fosse perfettamente normale. Come se fosse scontato che una giovane donna, laureata e motivata, dovesse accettare di trasformarsi in una sorta di assistente tuttofare, senza alcun diritto di lamentarsi. “Bisogna adattarsi” – mi hanno detto – “se vuoi fare carriera, devi partire dal basso”. La rabbia che ho provato è stata enorme. Non per il fatto di dovermi sporcare le mani con lavori pratici, ma per il modo in cui tutto è stato presentato: con la chiara intenzione di trarre in inganno, di sfruttare la mia inesperienza, di farmi credere che fosse normale accettare una simile umiliazione per entrare nel mondo del lavoro".
"Ma non è normale. Non è accettabile. Non è giusto. Non è la prima volta che mi imbatto in offerte di lavoro che, dietro una facciata professionale, nascondono ben altro. E temo che non sarà l’ultima. Troppi giovani, soprattutto donne, vengono trattati come manovalanza gratuita, come segretarie personali non dichiarate, come figure di contorno che devono dire sì a tutto pur di avere una firma su un contratto. Io ho detto no. E voglio dire a chiunque si trovi in una situazione simile di non abbassare la testa. Il lavoro è dignità. E se un’azienda non è in grado di rispettare un candidato già dal colloquio, non merita di averlo tra i suoi dipendenti. Mi chiedo quanti abbiano vissuto la mia stessa esperienza. E mi chiedo quando, finalmente, i datori di lavoro inizieranno a trattare chi cerca un’opportunità con la serietà e il rispetto che meritano".
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