Lucio Corsi, la (coltissima) citazione musicale dell'ultima locandina: a chi si ispira

Lucio Corsi, nella locandina con cui ha annunciato due importanti date del tuo tour, quella che sembra essere a tutti gli effetti una citazione musicale

È il suo momento: tutti sono pazzi di Lucio Corsi. Il 31enne cantante originario di Grosseto ha a tutti gli effetti conquistato il cuore degli italiani in seguito alla sua partecipazione al Festival di Sanremo. Volevo essere un duro, il brano che ha presentato alla competizione canora più famosa d'Italia, si è piazzato al secondo posto dietro il vincitore Olly. Di cui, però, si parla meno che di Corsi. Sembrano tutti sotto l'effetto dell'incantesimo pronunciato da questo interessante artista, prodotto dalla Sugar Music, potente casa discografica fondata da Caterina Caselli. Escluso chi lo segue dagli esordi, lo hanno tutti conosciuto oggi, grazie a Carlo Conti che lo ha voluto a Sanremo. Ma Corsi ha all'attivo già tre album, oltre che svariate esperienze live (ha aperto, giusto per dare un'idea, i concerti di Baustelle e Brunori Sas, e anche dei The Who nel 2023).

Un cantante, anzi, cantautore, certamente nuovo nella scena musicale italiana. Una specie di folletto truccato e un po' stralunato, che con il suo modo di fare, pacato e dolce, si è conquistato innanzitutto il favore della stampa. Che si è subito affrettata a fare paragoni azzardati: da Renato Zero a David Bowie, Corsi ha decisamente scatenato una nostalgia balorda (per citare il brano vincitore di Sanremo) nei confronti dei tempi d'oro della musica italiana, e internazionale. Quella degli anni '70, in cui spopolava il glam rock, genere a cui, badiamo bene, Corsi non ha mai nascosto di ispirarsi ampiamente. Anzi: tutto, nel suo modo di vestire, e soprattutto nella sua ricerca musicale, grida glam. Il viso truccato, gli abiti scintillanti, le spalline, le sue stesse performance a Sanremo ricordano quelle di Ziggy Stardust, il primo personaggio immaginario creato da Bowie.

Lucio Corsi, la citazione musicale a Eugenio Finardi: è voluta?

Forse per mancanza di cultura musicale, o di memoria, gli italiani, comunque, ci sono cascati alla grande nella trappola ad arte confezionata. Ma, in fondo, ne avevamo bisogno: anche se in effetti ricorda artisti del passato, il mondo in cui Corsi ci ha catapultati è estremamente rassicurante. Come la sua voce, d'altronde, profonda, espressiva e sorprendente (nel senso che non te l'aspetti, considerando la sua fisicità). Può sembrare un articolo di critica, ma non lo è: riteniamo che il successo di Lucio Corsi sia davvero meritato. Anche solo per il fatto che questa attenzione mediatica non sia scoppiata all'improvviso, ma frutto di anni di scene calcate e canzoni scritte. E di una personalità colorata e svampita che si sarà certamente dovuta scontrare con sistemi molto lontani dal suo mondo musicale, popolato da di sognatori e poeti.

lucio corsi

Il concetto di originalità, comunque, si è molto sbiadito in questi tempi in cui un po' tutto sembra essere la copia di tutto (basti pensare alle canzoni di Sanremo delle ultime tre, quattro edizioni, almeno: tutte uguali, tutte ricordano qualche altra cosa). E, forse, con Lucio Corsi approdiamo nell'epoca del citazionismo, o degli omaggi, per non voler credere che sia davvero tutto una copia (anche se bellissima) di qualcosa di già visto.

La locandina che il secondo classificato di Sanremo ha pubblicato sui suoi profili social per annunciare due grosse date del tour che lo porterà in giro per l'Italia (Ippodromo delle Capannelle di Roma e Ippodromo Snai di San Siro, Milano) ricorda qualcos'altro. Cosa? La copertina dell'album Roccando Rollando di Eugenio Finardi, pubblicato nel 1979. Citazione -o omaggio voluto? Chi lo sa.