Cosa si rischia nel caso in cui si riceva una lettera di richiamo, al lavoro, per un ritardo? E quando questo può essere una causa di licenziamento? Una nota esperta rivela come viene disciplinato questo comportamento del lavoratore.
Nel diritto del lavoro italiano, la sospensione e il licenziamento sono due provvedimenti disciplinari distinti con conseguenze differenti per il lavoratore. La sospensione dal lavoro può avvenire per motivi disciplinari o per cause oggettive. Nel primo caso, si tratta di una sanzione temporanea per un comportamento ritenuto grave dal datore di lavoro, come previsto dall’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori. Durante la sospensione disciplinare, il lavoratore non percepisce retribuzione, ma conserva il posto di lavoro. La sospensione può anche derivare da cause tecniche o economiche, come la cassa integrazione guadagni (CIG), che prevede un sostegno economico da parte dell’INPS.
Il licenziamento, invece, è la cessazione definitiva del rapporto di lavoro e può essere di tre tipi: giustificato motivo soggettivo (violazione grave del contratto da parte del lavoratore), giustificato motivo oggettivo (ragioni economiche o organizzative dell’azienda) e licenziamento per giusta causa (fatti di particolare gravità che rendono impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro, come il furto o la violenza). Il licenziamento deve rispettare specifiche procedure, inclusa la contestazione scritta e il diritto del lavoratore a difendersi. In caso di illegittimità, il lavoratore può impugnarlo e ottenere la reintegrazione o un’indennità economica, a seconda della normativa applicabile, come il Jobs Act per i contratti successivi al 2015. In sintesi, mentre la sospensione è temporanea e non implica la perdita del posto, il licenziamento interrompe definitivamente il rapporto di lavoro, con conseguenze più rilevanti per il lavoratore.
Lavoro: quando si rischia il licenziamento per un ritardo, e quali sono i rischi per un dipendente che riceve una lettera di richiamo
Tra le cause più comuni per il licenziamento, non vi è, solitamente, il ritardo. Come spiega una nota legale, l'avvocato Wanda Falco, in effetti, può capitare che si faccia ritardo a lavoro una volta ogni tanto, per un problema di traffico, oppure per eventuali ritardi dei mezzi pubblici, o anche per altre tipologie di problemi sopraggiunti. Ma cosa si rischia quando si riceve una lettera di richiamo per un ritardo? Per spiegarlo, l'avvocato ha, prima di tutto, spiegato che la puntualità al lavoro è un obbligo del dipendente, riconducibile all'obbligo di diligenza, di cui all'articolo 2104 del Codice Civile italiano. In genere, però, avvisando il datore di lavoro in tempo, di un notevole ritardo, non si corre alcun rischio.
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Anche per chi riceve una lettera di richiamo, magari per non avvisare in tempo, non c'è un particolare rischio. Bisogna, però, fare attenzione: una lettera di richiamo può, infatti, essere considerata come un 'cartellino giallo', ed eventuali altri ritardi potrebbero causare problemi ben più grossi. L'esperta, infatti, ha spiegato che le recidive possono portare anche a una sanzione veramente grave, e cioè il licenziamento disciplinare. È in questo caso, dunque, che il ritardo diventa, effettivamente, una causa per un licenziamento. La sanzione conservativa, e cioè la lettera di richiamo, funge proprio da campanello d'allarme: l'avvocato spiega che questa serve ad attirare l'attenzione sulla necessità di tenere in futuro comportamenti corretti, e di evitare il più possibile i ritardi. La recidiva nei ritardi è, dunque, considerata sintomo di negligenza e di inaffidabilità, e può portare a sanzioni gravi come il licenziamento.
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