Emilia-Romagna, la lettera di un ristoratore: "Offro lavoro, ma ai colloqui arrivano richieste disarmanti"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, Silvio dall'Emilia-Romagna, di mestiere ristoratore. "Offro lavoro, ma oggi avere a che fare con i camerieri è diventato impossibile": il suo sfogo condiviso con la nostra redazione

"Gentile redazione, scrivo con il cuore pesante e con una frustrazione che cresce giorno dopo giorno. Sono un ristoratore, un mestiere che ho scelto con passione, un impegno che richiede dedizione, sacrificio e la capacità di affrontare le sfide più impreviste. Ma oggi mi trovo a combattere non solo con i problemi economici e organizzativi di una gestione sempre più complessa, bensì con un ostacolo ancora più sfiancante: la mancanza di personale.
Sto cercando camerieri. Offro lavoro onesto, in un ristorante che curo con attenzione da anni. Eppure, ogni colloquio si trasforma in una sorta di contrattazione esasperante, dove i candidati sembrano dimenticare cosa significhi guadagnarsi la strada, mettersi in gioco e affrontare una gavetta. Mi scontro con richieste che, francamente, trovo disarmanti: turni ridotti, stipendi che superano il già difficile equilibrio economico di un ristorante, e soprattutto un atteggiamento che trovo irrispettoso verso la professione e il percorso che questa richiede".

"Offro lavoro, ma oggi i giovani avanzano pretese che sembrano dimenticare il significato del lavoro stesso"

La lettera di Silvio continua: "Quando ho iniziato io, non c’era spazio per l’improvvisazione o per i compromessi facili. Ho lavorato per mesi senza ricevere un euro, imparando il mestiere da chi era più esperto, accettando errori e critiche come strumenti di crescita. Ho fatto la mia gavetta con la consapevolezza che il rispetto e la competenza si guadagnano sul campo, non si esigono al primo colloquio. Eppure, oggi vedo giovani che, prima ancora di dimostrare il proprio valore, avanzano pretese che sembrano dimenticare il significato del lavoro stesso.
Non è solo una questione economica, ma culturale".

offro lavoro

"Sento che si è spezzato un filo che legava le generazioni, un senso di responsabilità e impegno che ora sembra dissolto in una mentalità volta al tutto e subito. Mi chiedo: che futuro ha il nostro settore se manca la voglia di costruire, se il sacrificio viene visto come un nemico, e non come una tappa necessaria per crescere?. Non voglio generalizzare: so bene che ci sono giovani talentuosi e motivati. Ma il fenomeno è evidente, e le sue conseguenze pesano su noi ristoratori, già provati da difficoltà economiche e organizzativePer ora, per fortuna sono riuscito a coprire il personale per i prossimi mesi, ma è stata una battaglia faticosissima".

La nostra riflessione

Abbiamo scelto di dare spazio alla lettera del nostro lettore Silvio, di cui comprendiamo la frustrazione. Al tempo stesso, però, teniamo a sottolineare che la concezione del lavoro oggi è cambiata, così come lo è la società, e il costo della vita. I giovani non possono più permettersi di lavorare, senza un'adeguata retribuzione. Una società giusta dà il giusto merito alla professionalità, e al tempo delle persone: la risorsa più preziosa che c'è.