Riceviamo e pubblichiamo la lettera di denuncia di Samantha, una nostra lettrice dalla provincia di Siena
Riceviamo tutti i giorni lettere di sfogo dai nostri lettori, che ci raccontano le esperienze di lavoro purtroppo quasi sempre negative in cui sono incappati. Amiamo dare spazio alle voci, soprattutto di più giovani, dal momento che le loro testimonianze raccontano un mondo del lavoro completamente diverso da quello che si sente in televisione. Secondo il quale i giovani non hanno più voglia di lavorare. Quel che ci scrive Samantha (nome fittizio con cui chiamiamo la nostra lettrice dalla provincia di Siena, che ci chiede di restare anonima) racconta una realtà completamente diversa. Pubblichiamo integralmente il testo che abbiamo ricevuto via mail dalla nostra lettrice, che ringraziamo per aver condiviso con noi questa preziosa denuncia.
La testimonianza della nostra lettrice
"Sono una giovane donna alle prime esperienze nel mondo del lavoro e sento il bisogno di condividere con voi una vicenda che mi ha profondamente amareggiata. Mi rivolgo a voi nella speranza che la mia storia venga letta da quante più persone possibile, per smontare il luogo comune secondo cui i giovani di oggi non vogliono lavorare. La verità, purtroppo, è spesso un’altra: non è la mancanza di volontà a fermarci, ma l’ingiustizia di certi datori di lavoro".
"Qualche giorno fa, piena di entusiasmo e desiderio di mettermi in gioco, mi sono presentata per una prova presso un pub della mia città, in provincia di Siena. Preferisco non dire il comune, né alcuna informazione: voglio restare completamente anonima e irriconoscibile. Il proprietario mi ha spiegato che cercava personale e io, desiderosa di fare esperienza, mi sono messa subito a disposizione. Ho lavorato tutta la giornata: ho servito ai tavoli, ho lavato bicchieri, ho risposto con un sorriso ai clienti e mi sono impegnata al massimo. A fine giornata, stanca ma soddisfatta del mio impegno, ho chiesto al proprietario informazioni sul compenso. E qui è arrivata la sorpresa".
"Ho lavorato come cameriera un giorno intero, e gratis"
La lettera di Samantha continua così: "La risposta del ristoratore è stata uno schiaffo morale: “Ti fa curriculum”. Nient’altro. Nessuna retribuzione, nessun riconoscimento per il tempo e lo sforzo che avevo dedicato. Solo questa frase, che suonava come una giustificazione per non pagarmi. Sono rimasta senza parole. Non si trattava solo di una questione economica, ma di dignità e rispetto. Non posso accettare che il lavoro venga trattato come qualcosa che non merita una giusta ricompensa, soprattutto quando i giovani si sentono già dire troppo spesso che non hanno voglia di fare nulla".
"La mia è una testimonianza tra tante, lo so, ma credo che sia fondamentale parlare di queste esperienze per denunciare l’ingiustizia di certi comportamenti e sensibilizzare l’opinione pubblica. Non è accettabile che i giovani siano sfruttati e che il loro impegno venga ridotto a una vuota promessa di arricchire il curriculum. Vorrei che chiunque legga capisse che noi giovani vogliamo lavorare, vogliamo crescere e imparare, ma abbiamo bisogno di trovare un sistema che rispetti i nostri diritti e valorizzi il nostro impegno".