Yara Gambirasio, dalla miniserie Netflix emergono testimonianze esclusive: le drammatiche parole dei genitori
Un caso che sembra ancora aperto, anche se dietro le sbarre c'è qualcuno che sta scontando una pena carceraria a vita. Yara Gambirasio, adolescente di Brembate di Sopra, nel Bergamasco, fu trovata morta morta il 26 febbraio 2011. Il rinvenimento a tre mesi dalla sua scomparsa, avvenuta a novembre. Per l'omicidio, che ha segnato per sempre la cronaca nera italiana, è stato condannato all'ergastolo il muratore Massimo Bossetti.
Questi è stato incarcerato al termine di una lunghissima e articolata fase di indagini. Scandita dalla ricerca, tramite centinaia di verifiche, del campione di Dna rinvenuto sulla salma di Yara. Aveva 13 anni, e prima di morire è stata colpita al capo, al collo e in diverse altri parti del corpo, da un oggetto contundente. Non sono state, però, le ferite da arma da taglio a provocare la morte della ragazzina, deceduta per l'indebolimento causato dai fendenti, e per il freddo. Una fine lenta, e dolorosa.
Yara Gambirasio, il papà: "Era la mascotte di casa, ci teneva assieme"
Il ritrovamento è avvenuto tre mesi dopo la sua morte, e in modo del tutto casuale: un appassionato di modellini di aeroplani ha trovato Yara distesa in un campo già battuto, più volte, nei mesi precedenti, dagli inquirenti.
Un caso che, dicevamo, sembra non essere ancora del tutto chiuso. E questo a causa dei diversi errori commessi in fase di indagine. Ma anche per i tanti dubbi che hanno scandito il processo, culminato con la condanna di Bossetti, che si dichiara, ancora oggi, innocente. Nessun movente, tra l'altro, è stato individuato come certo: il più accreditato è quello della violenza sessuale. Eppure, nessun segno di abuso è stato ritrovato sul cadavere della povera Yara. Oggi, a sei anni dalla condanna all'ergastolo di Bossetti, su Netflix la serie Yara - Oltre ogni ragionevole dubbio, ripercorre il caso per intero.
Un ritratto inedito, più completo di quella ragazzina "appena sbocciata, con ancora le sembianze di una bambina", il cui viso è divenuto caro, in qualche modo, a tutta l'Italia. Particolarmente toccanti le parole di Fulvio Gambirasio, papà di Yara, che parlando della figlia la descrive così: “Era la mascotte di casa, era il collante che teneva assieme tutti. Perché aveva una peculiarità eccezionale, Yara. Era quella che era in grado di giocare con Gioele, che aveva quattro anni, di far divertire Nathan, che ne aveva nove, e di confrontarsi e sfidarsi con la sorella Keba, che ne aveva due di più. Era il sale della nostra famiglia, veramente”.