Napoli, va al bar e pubblica lo scontrino su Facebook: piccolo grande esempio di evasione fiscale
La guerra dello scontrino è cominciata all’incirca un anno fa. Quando, per una moda lanciata da qualche personaggio dello spettacolo, negli italiani è nata come un’ossessione per il bigliettino fiscale che riceviamo ad ogni acquisto, o consumazione. Il controllo quasi maniacale delle voci di costo, delle percentuali di spesa, di ogni singolo dettaglio. Giusto, per carità: serve a tener conto delle spese, e a tutelarsi, soprattutto, da alcuni commercianti o proprietari di qualsivoglia attività, che ci provano sempre ad aggirare il sistema. E a inserire quella spesuccia in più di cui qualcuno, prima o poi, non si accorgerà, pagando un po’ distrattamente dopo aver notato solo l’ammontare finale, e accartocciando subito dopo lo scontrino, senza accorgersi di nulla.
Questa guerra, dicevamo, dello scontrino, se da un lato ci ha forse un po’ incattiviti, resi ossessivi, dall’altro ci ha trasformato in consumatori molto attenti. Attenti, spesso e volentieri, anche all’evasione fiscale di alcuni. E quando capita che ci si accorge di una scorrettezza, il canale amatissimo di molti cittadini e cittadine per sbandierare la propria scoperta e sfogare la propria amarezza diventa Facebook. Il social network si è quindi trasformato, in molte occasioni, nella vetrina degli scontrini sbagliati o fuorilegge, su cui ciascuno espone la propria opinione. Un esempio? Un’utente napoletana ha condiviso lo scontrino di una colazione al bar (peraltro davvero economica): 1.30 euro per una voce di costo quasi sicuramente falsata. “Cornetto-brioche-treccia-graffa”.
Napoli, va al bar e pubblica lo scontrino sui social: "Ma è regolare?"
Chi condivide la foto scrive: “Ma questa può essere evasione fiscale? Tutti i giorni al bar, già tre volte così (ma come tanti altri negozi). Anche ad amici è capitato: invece dello scontrino fiscale, danno questo. E molti non se ne accorgono. Ma è regolare?”. La risposta è no, non lo è: quello in foto non è uno scontrino fiscale, bensì una copia. Un modo per eludere la legge, prendendo un po’ in giro chi compra. Ora, lungi da noi, assolutamente, giustificare in alcun modo possibile chi agisce così, riteniamo, però, che ogni azione vada contestualizzata. E il contesto in questione è una crisi nera delle attività commerciali.
Oberate da tasse sempre più alte, affitti e utenze che non ne parliamo. Senza aiuti dallo Stato, sono decine le attività commerciali che ogni giorno sono costrette ad abbassare la saracinesca perché le spese superano le entrate. Nulla giustifica l'evasione fiscale e la scorrettezza, ma, forse, c'è chi trova in questa pratica scorretta e del tutto condannabile l'unico modo per andare avanti.
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