Un film per riscoprire Lino Guanciale prima del ritorno de Il commissario Ricciardi
Un piccolo film dimenticato che rivela la potenza interpretativa di Lino Guanciale, in un ruolo inaspettato e profondo. In attesa del ritorno su Rai 1 con la terza stagione de Il commissario Ricciardi, lunedì 10 novembre, Happy Days Motel, disponibile su RaiPlay è la visione perfetta per chi desidera riscoprire il volto più intimo e inquieto di uno degli attori italiani più amati.
In Happy Days Motel (film del 2013), diretto da Francesca Staasch, Lino Guanciale dà vita a Balti, un uomo apparentemente comune, che si trova catapultato in un universo al limite del reale. Il suo compito — consegnare misteriose valigette a sconosciuti — si trasforma presto in un viaggio interiore, un percorso simbolico dentro la solitudine e la ricerca di senso. Il suo arrivo all’Happy Days Motel, luogo sospeso nel tempo, diventa metafora di un’umanità smarrita, dove ogni personaggio nasconde un dolore, una mancanza o un sogno irrealizzato. Guanciale riesce a conferire a Balti una fragilità vibrante, fatta di esitazioni, silenzi e sguardi che raccontano più delle parole. La sua recitazione sobria, mai compiaciuta, trasmette un senso di inquietudine controllata che accompagna lo spettatore per tutta la durata del film.

Aspettando Il Commissario Ricciardi: su RaiPlay Lino Guanciale in Happy Days Motel
All’interno dell’Happy Days Motel, Balti incontra figure al limite dell’assurdo: Laura, la donna che vive sospesa tra vita e morte dopo aver perso la figlia in coma; Dustin, meccanico autolesionista e gigolò con un approccio quasi clinico all’amore; Lupo e Candy, coppia disfunzionale e teneramente disperata, simbolo di un’umanità stonata ma autentica. Ogni personaggio riflette una parte dell’animo umano, un frammento di verità distorta che Guanciale attraversa con la leggerezza di un viandante e la profondità di un interprete d’esperienza. La regia di Francesca Staasch alterna toni da noir contemporaneo a momenti di commedia surreale, costruendo un equilibrio precario ma affascinante, dove tutto sembra sul punto di crollare e rinascere nello stesso istante.
Un finale di liberazione e speranza
Il film si chiude con una sensazione di catarsi. Ogni personaggio, spogliato dalle proprie difese, è costretto a confrontarsi con il proprio dolore e a scegliere se restare intrappolato o rinascere. Balti, in particolare, diventa il catalizzatore di questa rinascita collettiva: la sua presenza muta, empatica, genera movimento e risveglia la possibilità di un futuro. Happy Days Motel non è un capolavoro nel senso classico, ma è un esperimento riuscito di cinema indipendente che osa, emoziona e lascia un segno. Su RaiPlay, la pellicola merita di essere (ri)scoperta come testimonianza della versatilità di Lino Guanciale, capace di passare dal commissario tormentato di Ricciardi a un uomo comune immerso in un universo visionario.