Tutto il mio folle amore, un film intenso e commovente disponibile su RaiPlay con Claudio Santamaria
Tutto il mio folle amore, diretto da Gabriele Salvatores, è un film che porta lo spettatore lungo un percorso intimo. Le strade dei Balcani fanno da cornice a un viaggio di crescita e scoperta reciproca. La pellicola racconta la storia di Vincent, un sedicenne triestino affetto da autismo e disturbo della personalità, che per la prima volta incontra suo padre biologico Willy, un cantante squattrinato e irrisolto. Attraverso questa fuga improvvisata, il ragazzo e il padre iniziano a conoscersi davvero, affrontando il peso delle assenze e delle incomprensioni del passato.
L’avventura on the road, che si snoda tra Italia, Slovenia e Croazia, non è solo geografica ma anche interiore. Trasformando gradualmente i protagonisti e mostrando quanto fragile e potente possa essere il legame tra genitori e figli. Salvatores firma una regia delicata, capace di alternare momenti di leggerezza e profondità, in un racconto che si fa metafora universale del bisogno umano di accettazione e amore incondizionato.
L’autismo raccontato senza stereotipi: una sfida cinematografica riuscita
Uno degli aspetti più significativi di Tutto il mio folle amore è il modo autentico e rispettoso con cui affronta il tema dell’autismo, evitando cliché e rappresentazioni edulcorate. La figura di Vincent emerge come complessa e reale. Un adolescente con difficoltà di relazione ma dotato di una sensibilità acuta e di un coraggio fuori dal comune. Il film si ispira liberamente al libro Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, a sua volta basato sulla vera storia di Franco e Andrea Antonello, protagonisti di un viaggio in moto attraverso il Sud America.

Questa trasposizione cinematografica trasferisce la vicenda in Europa, ma conserva intatto lo spirito di avventura e il desiderio di libertà che muove i protagonisti. La narrazione mette in evidenza le sfide quotidiane che vivono le famiglie con figli affetti da autismo, ma sottolinea anche la loro straordinaria resilienza e capacità di amore. L’ambientazione naturale e i suggestivi paesaggi balcanici fanno da sfondo a una storia che sa commuovere senza mai cadere nella retorica.
La prova intensa di Claudio Santamaria: cuore pulsante del film
Tra i motivi principali per vedere Tutto il mio folle amore spicca l’interpretazione di Claudio Santamaria, che veste i panni di Willy, il padre biologico di Vincent. Santamaria riesce a restituire con autenticità tutte le sfaccettature di un personaggio complesso: incosciente e irresponsabile, ma anche fragile e capace di slanci sinceri. La sua presenza scenica dà profondità emotiva al film, contribuendo a far emergere le contraddizioni e la vulnerabilità del personaggio, lontano dagli stereotipi del padre eroico. Willy è un uomo segnato dai propri fallimenti, ma nel contatto con il figlio trova una possibilità di redenzione e cambiamento.
L’attore romano dimostra ancora una volta la sua versatilità, confermandosi come uno dei volti più incisivi del cinema italiano contemporaneo. La chimica emotiva che si crea tra lui e il giovane protagonista è uno degli elementi che rendono il film toccante e credibile. Chi cerca una storia sincera e intensa, capace di scavare nel cuore delle relazioni familiari, troverà in questa pellicola un’esperienza cinematografica appagante e necessaria.