Il borgo fantasma: Corvara, in Abruzzo, una storia di spopolamento e nuove prospettive
Il fenomeno dello spopolamento dei piccoli borghi italiani è una realtà sempre più evidente, soprattutto nelle zone montane e interne dell’Appennino. Le cause sono molteplici: la mancanza di lavoro, la carenza di servizi essenziali, le difficoltà infrastrutturali e i disastri naturali hanno reso difficile la vita in molti di questi centri storici. Spingendo la popolazione a migrare verso aree urbane più attrezzate. Un vero e proprio esodo silenzioso, che ha lasciato centinaia di borghi trasformati in veri e propri paesi fantasma, dove il tempo sembra essersi fermato. Tra questi, Corvara, in provincia di Pescara, in Abruzzo, rappresenta un esempio toccante di abbandono e al tempo stesso di tenace memoria storica e paesaggistica.
Corvara, incastonato a circa 600 metri di altitudine alle pendici del monte Aquileio, vanta origini antichissime. Fondata alla fine del X secolo su un territorio un tempo abitato dai Vestini, popolazione italica di origine osco-sabella, la località era nota nel Medioevo come “La Corvara” e si sviluppò come centro fortificato. Le sue strutture difensive e il ruolo amministrativo gli conferirono un’importanza notevole nella regione. Le sue case in pietra, i vicoli stretti e la posizione panoramica che offre scorci su Chieti e Pescara, raccontano di un passato in cui il borgo era vivo e pulsante.
Lo soprannomina 'borgo fantasma' Lorenzo Maddalena, il travel creator che ha visitato questo luogo suggestivo, portandolo all'attenzione della sua numerosa community.
Il 'borgo fantasma' di Corvara: l’abbandono e il lento ritorno della memoria
Il destino di Corvara cambiò radicalmente nel Novecento. Il terremoto della Maiella del 1933 colpì duramente il borgo, causando gravi danni strutturali. Ma fu nel 1956, con la dichiarazione del dissesto idrogeologico, che arrivò il colpo finale: la popolazione fu costretta ad abbandonare il centro storico, trasferendosi più a valle. Da allora, il vecchio borgo si trasformò in un vero e proprio borgo fantasma, popolato solo da rovine, silenzi e ricordi. Nonostante ciò, alcune testimonianze umane resistettero: tra queste, quella di “Giovannino”, pastore solitario che continuò a vivere tra le “pagliare” — antiche case-stalle in pietra — insieme alle sue caprette, diventando un simbolo di resistenza. Dagli anni ’90, grazie all’interesse di enti locali, sono stati avviati progetti di recupero architettonico. Alcune parti del borgo, come la chiesa di Sant’Andrea Apostolo e il suo campanile, sono state restaurate, mantenendo viva una connessione con il passato.
Nonostante sia quasi del tutto disabitato, il borgo di Corvara ha conosciuto una nuova forma di vita negli ultimi anni. Luogo prediletto dagli esploratori urbani e dagli amanti del silenzio, il paese ha suscitato anche l’interesse di cineasti, diventando set del film Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda. Questo nuovo sguardo esterno ha contribuito a rianimare l’attenzione su Corvara, trasformandolo in un simbolo del patrimonio culturale dimenticato ma non perduto.