Piemonte, colloquio di lavoro da denuncia: "Cosa mi ha proposto il capo per superare gli altri candidati"

Riceviamo e pubblichiamo la denuncia di una nostra lettrice dal Piemonte. Ci racconta il suo ultimo colloquio di lavoro, un'esperienza, per lei, da denunciare per mettere in luce le cattive abitudini di alcuni datori di lavoro

"Gentile redazione, scrivo questa email in forma anonima, ma con grande determinazione, nella speranza che la mia testimonianza possa raggiungere chi, come me, si è sentito preso in giro, svalutato e manipolato nel proprio percorso lavorativo. Sono una giovane in cerca di occupazione, come tanti nella mia generazione. Oggi voglio raccontarvi l’ennesimo episodio che mi ha lasciato l’amaro in bocca, perché è giunto il momento di denunciare pubblicamente un fenomeno purtroppo sempre più diffuso".

"Qualche giorno fa ho partecipato a un colloquio di lavoro per una posizione che sembrava interessante. L’annuncio parlava chiaramente di attività di supporto amministrativo e comunicazione interna in una piccola azienda del settore servizi in Piemonte (preferisco non specificare la città). Mansioni coerenti con il mio profilo e per cui mi ero preparata. Il colloquio inizia in modo formale. Dopo pochi minuti, però, il tono cambia: il datore di lavoro comincia a parlare di altre mansioni, non menzionate in alcun modo nell’annuncio. Mi propone, di fatto, di occuparmi anche di attività commerciali, di vendita telefonica e perfino di pulizie occasionali degli spazi comuni". Il tutto giustificato da una frase che ancora mi rimbomba nella testa: “Guarda, sei la più brillante finora, ma se vuoi battere gli altri candidati, che queste cose le hanno rifiutate, devi dimostrarti più flessibile.” Una proposta subdola, inaccettabile, che trasforma un’opportunità in una forma velata di ricatto. 

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"Un colloquio di lavoro dovrebbe essere un’occasione di incontro professionale, non un banco di prova per piegare la propria integrità"

"Non è la prima volta che vivo un’esperienza del genere. In passato mi è già capitato di ricevere offerte che in realtà nascondevano condizioni del tutto diverse da quelle dichiarate. E non sono la sola: amici e amiche coetanei, con cui mi sono confrontata, mi hanno raccontato storie simili, alcune anche peggiori della mia. Tutto questo avviene nell’indifferenza generale, in un mercato del lavoro che continua a sfruttare l’insicurezza dei giovani, illudendoli con annunci brillanti e promesse di crescita che poi si rivelano trappole. So che non posso espormi con il mio nome per paura di ritorsioni, ma sento che non tacere è già un atto di coraggio. Raccontare è un modo per rendere collettiva questa consapevolezza, per mettere in guardia altri ragazzi e ragazze e forse, un giorno, spingere anche le istituzioni a vigilare di più".

"Vi affido questa testimonianza affinché possa diventare parte di un racconto più grande, una voce in mezzo a tante che chiede solo rispetto, trasparenza e dignità. Perché un colloquio di lavoro dovrebbe essere un’occasione di incontro professionale, non un banco di prova per piegare la propria integrità"