La ragazza nella nebbia: il thriller con Toni Servillo che scava nell’anima del mistero è su Netflix.
Un paese immerso nella nebbia, una ragazza scomparsa, un investigatore dal volto noto e dalle mani sporche di ambiguità. La ragazza nella nebbia, film del 2017 diretto e scritto da Donato Carrisi, non è il classico giallo da divano. È un viaggio torbido dentro le ossessioni della società, dei media e della giustizia, dove nulla è come sembra. Ambientato nel fittizio e gelido paesino alpino di Avechot, il film si apre con un colpo secco: Anna Lou, una sedicenne dai capelli rossi e dal sorriso fragile, sparisce nel nulla pochi giorni prima di Natale.
Nessun segno di violenza, nessun testimone, solo la nebbia come complice silenziosa. La sua scomparsa richiama a gran voce l’intervento dell’agente speciale Vogel, interpretato da un Toni Servillo enigmatico e magnetico. Un uomo più vicino al palcoscenico televisivo che alla verità dei fatti. Se amate Toni Servillo non potete perdere quest'altro film capolavoro che ha vinto 2 David di Donatello.
Il thriller capolavoro di Toni Servillo è su Netflix: un ruolo unico
Vogel non cerca giustizia, cerca attenzione e sa anche come ottenerla. Usa i media come uno strumento investigativo, trasformando la tragedia in uno spettacolo a puntate. Conferenze stampa teatrali, interviste costruite, sospetti che diventano colpevoli nel tempo di un titolo. Il suo modo di condurre le indagini è un’arma a doppio taglio, affilata come la vanità che lo guida. Il pubblico si divide: c’è chi lo segue come un eroe, chi lo guarda con sospetto. Intanto la verità resta nascosta, sepolta sotto strati di apparenze, sospetti e inganni.
Carrisi costruisce la narrazione su una struttura non lineare, fatta di flashback e di interrogativi che si rincorrono. Ogni volta che lo spettatore pensa di aver trovato un appiglio, la storia scivola in un'altra direzione. L’indagine sulla sparizione di Anna Lou si intreccia con quella mai risolta dell’“Uomo della Nebbia”, un serial killer che trent’anni prima aveva terrorizzato la zona con omicidi di giovani ragazze.

Il confine tra passato e presente si sfuma come la nebbia che avvolge il paesaggio. E più si cerca la luce, più tutto si fa oscuro. Toni Servillo incarna Vogel con una profondità inquietante. Non è l’eroe positivo che ci si aspetta in un’indagine di questo tipo. È un uomo consapevole del potere che ha, disposto a tutto pur di usarlo. Un personaggio che non si redime e non chiede perdono, ma si limita a esistere, lasciando agli altri il compito di giudicare. Attorno a lui ruotano figure ambigue, ognuna con il proprio segreto. Il professor Loris Martini, interpretato da Alessio Boni, diventa bersaglio di un’opinione pubblica impaziente e famelica. Anche lui, come tutti, viene risucchiato dal vortice mediatico creato da Vogel.
Atmosfera cupa e verità rarefatte: perché vederlo
L’estetica del film è una delle sue armi più potenti. La fotografia gioca con i toni grigi, l’oscurità e la nebbia per creare un senso costante di inquietudine. La montagna non è rifugio, ma prigione. Il silenzio non dà pace, ma amplifica il dubbio. La sceneggiatura, fedele allo stile narrativo di Carrisi, autore anche del romanzo da cui è tratto il film, è un crescendo di tensione e ambiguità. Il regista esordiente dimostra un buon controllo della macchina da presa, anche se il finale, con un colpo di scena dai toni quasi hollywoodiani, ha diviso la critica. C’è chi lo ha trovato efficace e chi, invece, lo ha giudicato eccessivo e poco credibile. Questo film è molto interessante perché va oltre la semplice indagine limpida. Non cerca il colpevole con la lente del detective puro. Si tratta di un'analisi su come la verità possa essere cambiata, in qualche modo. Alla fine, è come se si avesse la sensazione che, infondo, nessuno è davvero innocente.