Napoli, il palazzo in cui visse l'autore di 'O sole mio: da visitare
Napoli è una di quelle città che per visitarla davvero bisognerebbe avere a disposizione interi mesi. Visitarla davvero, leggasi conoscerla, esplorarla nelle sue misteriose, esoteriche viscere. Una città infinita, complicata, intricata, stratificata. E disseminata, letteralmente per tutti i suoi quartieri, di gemme di rara bellezza, molte delle quali nascoste. Ed altre, invece, sfacciatamente erte in pubblica piazza. Ma, come succede in quei posti in cui c'è un traboccare, un eccesso di bello (l'altro esempio che ci viene in mente non può che essere Roma), ci si abitua un po' ad esso. E, camminando per le strade di Napoli, a volte questo bello sfugge. Ci si abitua, forse. O, forse, si è così assuefatti, da non riuscire sempre a distinguere il bello, dall'ordinario.
Ampia premessa per parlare di un palazzo storico che a Napoli non tutti conoscono. O, meglio, che conoscono, ma di cui si sa molto poco. Parliamo del palazzo che sorge all'uscita della stazione metropolitana di Salvator Rosa. In questo edificio, la cui facciata è assai riconoscibile per i motivi sui cui tra poco ci soffermeremo, visse un uomo che ha fatto la storia di Napoli: Giovanni Capurro. Nome che, per i non esperti della cultura partenopea, potrebbe dire poco o nulla. Capurro fu l'autore di una delle canzoni più conosciute al mondo: 'O sole mio. Proprio così: non solo il brano italiano più celebre al mondo, ma anche quello che da sempre, e probabilmente per sempre, meglio rappresenta il nostro paese all'estero.
Capurro compose il brano insieme al musicista Eduardo Di Capua e al compositore Alfredo Mazzucchi.

Napoli, il palazzo in cui visse l'autore di 'O sole mio: l'opera di Mimmo Paladino
Siamo all’inizio del quartiere Avvocata, lungo quella che un tempo era chiamata “l’Infrascata”, oggi la zona di Salvator Rosa. Questo palazzo ottocentesco, sito al civico 119, è stato arricchito dall’installazione artistica di Mimmo Paladino, che ha ricoperto la facciata dell'edificio con una pioggia dorata di raggi di sole, simbolo dell’immortalità della melodia napoletana più conosciuta al mondo. L’opera è stata realizzata in occasione della costruzione della stazione Salvator Rosa della Metropolitana dell’Arte, e oggi dialoga con il paesaggio urbano, invitando ogni passante a fermarsi e ricordare quel poeta che, con pochi versi, ha fatto cantare il pianeta intero.