Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice: una doverosa riflessione sul mondo del lavoro oggi
"Mi chiamo Martina, ho 25 anni e come tanti giovani in Italia sono alla ricerca di un lavoro stabile e dignitoso. Ho deciso di raccontare la mia esperienza a questo giornale per sensibilizzare sull'attuale situazione del mercato del lavoro, soprattutto per chi, come me, cerca di entrare in un mondo che sembra voler chiudere le porte anziché aprirle. La scorsa settimana ho partecipato a un colloquio per una posizione da receptionist in un noto hotel della Lombardia. Era un'opportunità che, almeno sulla carta, sembrava interessante: contratto full-time, orari flessibili e possibilità di crescita. Finché non siamo arrivati al tema della retribuzione. Mi è stato proposto un compenso di 650 euro al mese per un impegno di 40 ore settimanali, inclusi turni serali, weekend e festività".
"Sono rimasta senza parole. Ho chiesto se ci fossero benefit, buoni pasto, un rimborso per i trasporti, ma la risposta è stata negativa. "Può essere un buon punto di partenza per fare esperienza" mi è stato detto, come se la mia esperienza non valesse nulla e come se potessi pagare affitto e bollette con la "gratitudine". È frustrante e demoralizzante sentire certe parole, soprattutto dopo anni di studio, tirocini e lavori precari. Mi chiedo spesso cosa significhi davvero "fare esperienza" se questa esperienza viene continuamente sottopagata o, peggio, considerata una concessione da parte del datore di lavoro".
"È inaccettabile che nel 2025 ci siano ancora aziende che propongono compensi così bassi per un lavoro full time"
"Vivo da sola e conosco bene i costi della vita: l'affitto di una stanza in Lombardia difficilmente scende sotto i 400 euro, senza contare le spese per cibo, trasporti e bollette. Accettare una simile proposta avrebbe significato lavorare per non poter vivere dignitosamente. È inaccettabile che nel 2025 ci siano ancora aziende che propongono compensi così bassi per un lavoro full time, specialmente in una regione dove il costo della vita è tra i più alti d'Italia".
"Purtroppo, non è un caso isolato. Parlare con amici e conoscenti conferma che molti datori di lavoro approfittano della disperazione di chi cerca un'occupazione, offrendo salari che rasentano lo sfruttamento. Una mia amica, ad esempio, ha ricevuto un'offerta simile in un negozio di abbigliamento, mentre un conoscente che lavora nella ristorazione mi ha raccontato di essere stato pagato "a giornata" senza alcun contratto. Situazioni come queste non dovrebbero esistere in un paese che si definisce civile e moderno".
"Vi scrivo con la speranza che le aziende comprendano l'importanza di valorizzare i giovani lavoratori e che chi legge, magari chi può cambiare le cose, inizi a farlo. Non possiamo continuare a normalizzare stipendi che non permettono neanche di coprire le spese minime per vivere. Il lavoro dovrebbe essere un diritto e non un lusso. Meritavamo, meritiamo tutti, di più. Se davvero si vuole investire nel futuro del paese, bisogna cominciare da qui: dal rispetto e dalla dignità di chi lavora".
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